Umberto Eco – La biblioteca del mondo
DATI DI PRODUZIONE
Titolo: Umberto Eco – La biblioteca del mondo. Paese: Italia. Anno: 2022. Durata: 80’. Regia: Davide Ferrario. Sceneggiatura: Davide Ferrario. Produzione: Davide Ferrario, Francesca Bocca. Casa di produzione: Rossofuoco, RAI Cinema. Fotografia: Andrea Zambelli, Andrea Zanoli. Montaggio: Cristina Sardo. Musica: Carl Orff. Musica originale: Fabio Barovero. Sound design: Vito Martinelli. Cast: Umberto Eco, Emanuele Eco, Pietro Eco, Carlotta Eco, Paolo Giangrasso, Mariella Valentini, Giuseppe Cederna, Niccolò Ferrero, Walter Leonardi, Zoe Tavarelli.
SINOSSI
Un anno prima della scomparsa di Umberto Eco, il regista e sceneggiatore Davide Ferrario collabora con il visionario letterato per la creazione di una videoinstallazione dedicata al tema della memoria. Ferrario è invitato a percorrere e a scoprire l’immensa biblioteca della sua casa di Milano, composta da oltre 40.000 libri e 1.200 scritti antichi. Questa opportunità gli consentì di immergersi nello sconfinato universo poetico di uno dei più grandi pilastri della cultura contemporanea.
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COMMENTO
Umberto eco: la biblioteca del mondo è un vero e proprio viaggio immersivo nella sconfinata visione di Umberto Eco, intellettuale e saggista alessandrino, celebre per i suoi romanzi di successo e per i suoi contributi rivoluzionari nel campo della semiotica e dei media studies. Davide Ferrario ci introduce nell’immaginario di Eco percorrendo uno dei suoi tesori più preziosi e intimi: la sua immensa biblioteca, un autentico riflesso della sua vorace e inesauribile ricerca di conoscenza. Lo stesso Eco la definì come “un labirinto, un’allegoria del mondo, della ricerca e della verità”; una collezione in grado di coprire tanta parte dello scibile umano, dall’esoterismo all’occultismo, dalla magia alla demonologia, dalla chimica alle scienze astronomiche, dalla linguistica alla semiologia. Attraverso le lente riprese che ci introducono nelle più maestose biblioteche mondiali, Ferrario ci comunica che per Eco la biblioteca non è mero archivio di conoscenza, ma è “simbolo e realtà di una memoria collettiva”, un luogo vitale in cui si dispiegano le anime e le memorie dell’umanità. Pertanto, Eco non si limita ad includere in essa libri che trattano teorie scientificamente fondate e ampiamente accettate, ma sceglie di raccogliere anche le false teorie e “i linguaggi immaginari mai inventati”. Il mondo di Eco è infatti un mondo sospeso tra realtà e finzione, in cui magia e scienza si intrecciano tra di loro e dipingono straordinari affreschi del mondo e della conoscenza umana. La potenza della narrativa echiana è proprio questa: la storia è medium universale per accedere e comprendere la realtà. Eco sottolinea: “gli storici evocano solo semplici fantasmi, mentre i romanzieri creano persone in carne e ossa”. Ed è proprio in questo piccolo pezzo di mondo che Eco conduce la sua silenziosa ricerca verso la verità, lontano dal brusio assordante dei mass media e dalla distrazione dei dispositivi elettronici: “Dio non è nel terremoto, nel fuoco o nel rumore, ma si palesa nel silenzio”.
CRITICA
Un film intimo e conciso, un ritratto importante, una riflessione sulla memoria e un ragionamento sulla natura del libro.
– Matteo di Maria, Sentieri Selvaggi
Un viaggio affettuoso in tre movimenti e un epilogo che permette di cogliere l’assoluta leggiadria dell’erudizione, e il suo valore da preservare nell’epoca della smaterializzazione digitale.
– Raffaele Meale, Quinlan
Davide Ferrario cineasta ci offre una straordinaria panoramica sull’universo alchimistico-semiotico di Umberto Eco.
– Tonino De Pace, Duel
a cura di Ivan Battaglia
Cinema e letteratura.
La loro congiunzione è possibile? Un libro lo si legge, un film lo si vede.
Sappiamo benissimo che un libro può essere origine di un film. Ma se rovesciassimo questa idea?
Con un minuzioso lavoro di ricerca, una magistrale operazione di regia e di montaggio, il regista Davide Ferrario ci accompagna nella genesi al contrario. Un documentario che ci porta dentro la persona, o meglio dire l’entità Umberto Eco, riuscendo a farci sentire addirittura il profumo di quei quarantamila e oltre volumi raccolti, conservati, amati.
Fondamentale in questa realizzazione è il prezioso contributo di chi ha conosciuto in prima persona l’uomo, lo scrittore, il pensatore.
Lo stesso regista ha confermato che il film si è creato di giorno in giorno, andando di pari passo con l’imprevedibilità del professore, emozionandosi egli stesso.
Perché anche un semplice racconto documentaristico può emozionare.
Delicata la testimonianza del nipote di Umberto Eco. Racconta di un nonno che legge ai piccoli nipoti, in un tempo sospeso di incanto e di magia. Un nonno che regala agli amati piccoli di casa libri e conoscenza.
Come non poter fare, io spettatore, immedesimarmi in questo giovane e fare un paragone con la mia vita?
Nonno non mi diede mai in mano un libro, mi mise invece tante volte nelle mani un rastrello per raccogliere il fieno nelle assolate estati ormai lontane.
Un giorno d’inverno mi sorprese, seduto all’immenso tavolo della cucina del casolare dove viveva e che nel passato aveva visto accomodarsi quotidianamente la sua numerosa famiglia, mentre leggevo un libro. Un tomo gigantesco donato dall’amministrazione comunale a tutti i cittadini del nostro paesello, che raccontava attraverso scritti e fotografie le origini storiche del tessuto urbano in cui vivevamo.
Appena nonno vide questo libro aperto sul suo tavolo mi ordinò di gettarlo nel camino. Di fronte alla sua autorevolezza indiscutibile non potei far altro che ubbidire. Presi il libro, lo chiusi, mescolai i miei confusi pensieri cercando invano di giustificare quell’ordine a cui non riuscivo a dare un senso.
Nonno era nato nei primi anni del Novecento. Chissà se studiò da bambino. Forse non andò nemmeno a scuola. Non l’avevo mai visto né leggere né scrivere, ma solo lavorare nei campi. Mi domandai trasalito se quel libro aperto avesse smosso in lui il rammarico di non essersi potuto istruire.
Mi avvicinai al camino acceso, immenso, che troneggiava al centro della cucina. Obbedii all’ordine perentorio. Gettai il libro nel camino. Ma il focolare era talmente grande che lo lanciai, volutamente, nell’angolo più remoto, lontano dalle fiamme.
Giorni dopo, con mia immensa sorpresa, vidi il mastodontico libro adagiato nel vecchio mobile di legno tarlato e consunto dal tempo, tanto caro a nonno. Il volume che raccontava di radici, di passato ma anche di apertura al futuro, stava in bella mostra accanto ai vecchi ritratti di famiglia.
Nonno decise di salvarlo.
Nonno aveva un solo libro.
Ma è come se fossero quarantamila tutti insieme.
Grazie a questo film ho dato un senso a quel gesto che si perde ormai nel passato. Ma che è ben vivo nei miei ricordi.
Perché il cinema è veramente arte che emoziona.
Il tentativo di far parlare la biblioteca di Eco non può prescindere dal suo proprietario, ed è proprio il personaggio di Eco che, con la sua personalità travolgente, sovrasta il film: lo vediamo in pezzi di intervista, citato in giornali e telegiornali, fumetti e nei ricordi dei familiari, tramite i loro racconti, molto curiosi, divertenti e semplici.
Per quanto riguarda l’aspetto tecnico credo che questo film sia indicato (e forse sia stato fatto?) per la televisione: la divisione in capitoli vuole riprendere la struttura di un libro, a riguardo, penso si sarebbe potuto fare uno sforzo maggiore a livello grafico e che la divisione non fosse in realtà necessaria, ma accessoria ed estranea in diverse parti. Altro aspetto è l’interpellazione, che arriva però solo dopo una buona parte di film (un’introduzione forse?) in cui abbiamo assistito per la maggiore a parti recitate o interviste a due; sorge quindi dello spaesamento al primo personaggio che ci parla direttamente camminando per una biblioteca. Molto spazio infatti viene dato ad altre biblioteche, forse di più rispetto a quella di Eco, perciò mi domando, che legame hanno queste biblioteche con Eco, oltre al fatto di essere biblioteche?
L’insieme di questi aspetti: la divisione in capitoli, le interviste televisive, l’intervista a Eco per il film, le parti recitate dei familiari e dei professionisti, in più quelle dirette a noi in stile programma televisivo, la biblioteca e la casa di Eco, le varie biblioteche in Italia e nel mondo, il tutto inoltre ad un ritmo molto sostenuto, va a creare un “di più” che ci porta fuori dal mondo di Eco con i suoi libri, perdiamo il contatto con quel luogo tanto prezioso. Credo quindi che il film si sarebbe potuto permettere di fare molta più selezione e di avere un ritmo, anche solo leggermente, più rilassato.
Ho trovato interessante il pensiero sul regista riguardo al documentario, nonostante questo film non possa prescindere da quel genere, in quanto non ci racconta una storia, ma ci spiega qualcosa. L’attore recita o improvvisa e una persona qualunque, che si trovi davanti ad una macchina da presa, comincia a comportarsi diversamente, assume un atteggiamento più controllato, ha una reazione. Si potrebbe allora parlare di documentario quando non c’è la consapevolezza di essere filmati o nel caso in cui si riprendano animali; un interessante spunto di riflessione su qualcosa che diamo ormai per assodato.
Il film di Ferrario è una finestra sul mondo di Umberto Eco, sulla sua mente e sulle sue ideologie, partendo dalla sua biblioteca, primo elemento emblematico della sua identità.
Fin dall’inizio del film, in cui si vede Umberto Eco camminare per la biblioteca per andare a prendere un libro si ha l’impressione che la biblioteca dello scrittore non sia solo una semplice collezione di libri.
Con il continuo della pellicola questa sensazione accresce esponenzialmente. Ogni singolo libro rappresenta una parte della vita e del pensiero dell’autore: dal primo libro che ha regalato al nipote, passando per i libri di letteratura straniera, fino ad arrivare ai trattati di alchimia e demonologia.
Si tratta di libri che appartengono a generi diversi, a epoche diverse, e che racchiudono in sé tutta la complessità di Eco stesso, permettendo allo spettatore di entrare nel suo mondo.
Il regista riesce a mettere in evidenza tali libri, la storia che raccontano e l’aspetto della personalità di Eco che riflettono in modo magistrale. Non si tratta di un semplice film documentario in cui vengono fornite informazioni e nozioni di tipo educativo, al contrario ci si trova davanti ad un film che sembra essere un romanzo biografico sulla poetica dello scrittore.
Questo aspetto della pellicola è accentuato dal fatto che il regista inserisce porzioni di interviste di Eco stesso in cui lo spettatore può sentirlo parlare delle sue ideologie e del modo in cui si approccia alla letteratura, alla realtà e al sapere.
Analogamente al film anche tali interviste non sono semplici video con un fine nozionistico, dato che la personalità dello scrittore è dirompente e filtra dallo schermo, fornendo un’immagine di Eco accattivante ed estremamente umana, capace di catturare l’attenzione del pubblico.
Infine, a mio parere, è stata anche una buona scelta inserire alcuni membri della famiglia dello scrittore nel film. Sentire parlare persone che lo hanno conosciuto in prima persona e che hanno condiviso momenti di vita quotidiana con lui, all’infuori della figura di professore e scrittore nota all’opinione pubblica, permette ulteriormente al film di mostrare la vera essenza di Umberto Eco.
Il film ci porta nella biblioteca personale di Umberto Eco, uno spazio meraviglioso nel quale solo lui riusciva a districarsi. Sono rimasto colpito dalla scelta di dividere per sezioni e spostare continuamente la propria collezione in base a collegamenti mentali, rendendo la biblioteca un’estensione della propria psiche. Avendo lavorato per un periodo in biblioteca riconosco i limiti del sistema decimale Dewey di classificazione dei libri, per quanto sia funzionale al prestito. Entrando attraverso il film in una biblioteca come questa, appartenuta a un uomo come Umberto Eco, mi sono sentito molto umile ma soprattutto incuriosito sia dai libri stessi che dai racconti e le interpretazioni degli attori nei vari capitoli. I libri sono vivi, e come ha detto il regista stesso ci parlano, sono protagonisti di questa storia e attorno a loro si è potuta creare un’opera cinematografica che li racconta ricordandoci la loro importanza per la nostra vita.
Umberto Eco – La biblioteca del mondo, di Davide Ferrario, è un film che fa riflettere.
Oggi, in questa modernità e digitalizzazione, si è persa la bellezza e la sensazione di leggere, toccare, sentire i libri, la bellezza di perdersi tra le pagine e di finire in un mondo sospeso di meraviglia, fantasia e cultura, che ci discosta dalla realtà tecnologica.
In questo film Umberto Eco ci lascia entrare nel suo mondo attraverso i libri.
Ho trovato molto particolare e interessante la sequenza iniziale del film perché racchiude tutto sul senso della biblioteca.
Il modo in cui Eco ordina la sua biblioteca è straordinario perché vario, non è statico ma cambia in continuazione. Il modo in cui ha disposto i libri uno accanto all’altro in modo tale da creare e raccontare una storia.
Nella sua biblioteca i libri sono vivi, parlano, danno delle sensazioni e delle emozioni, raccontano la loro storia attraverso la loro disposizione, il modo in cui sono tenuti e presentati.
È affascinante questa idea combinatoria.
C’è una complessità dietro questa stravaganza, che ci porta in un mondo lontano, dove immergersi e riflettere, lasciarsi trasportare dalla conoscenza, dai racconti e dalla storia che questi libri fanno trasparire.
Questo non si può definire un film documentaristico ma un viaggio attraverso i libri alla scoperta del sapere e di un mondo a sé, sospeso oltre la realtà tecnologica, in cui ci si può esprimere, pensare, senza essere disturbati dal mondo moderno.
Inoltre ti coinvolge e ti porta nella mente di Umberto Eco, raccontando il suo pensiero e il modo in cui si approccia alla letteratura, non solo attraverso la sua biblioteca ma grazie anche ad alcune delle sue interviste e alla memoria dei suoi familiari.
È un viaggio che porta alla scoperta dell’importanza del sapere, della lettura, del fatto che i libri hanno un’anima e possono trasportarti lontano, in un mondo ricco di conoscenza e fantasia, che ti arricchisce interiormente e intellettualmente.
Mi ritrovo nel pensiero di Eco che sottolinea e valorizza questa ricerca silenziosa e faticosa del sapere sottolineando la bellezza e l’arricchimento personale che ne deriva. Una ricerca che sta andando perdendosi a causa della facilità e della immediatezza dei mezzi tecnologici a disposizione oggi.