Postumano disumano umano

Il Terribile Pesce-cane del Pinocchio di Collodi, Achab e Moby Dick, Santiago e il marlin di Ernest Hemingway, Giona e il grande pesce delle vicende bibliche. Il film di apertura del nuovo ciclo di Cinema Docet dedicato all’intelligenza animale, Lo squalo (Jaws, Steven Spielberg, 1975), dimostra quanto il conflitto tra l’uomo e l’alterità animale abbia radici profonde. La vicenda di Quint, Brody e Hooper e di tutta la piccola comunità marina di Amity sconvolta dall’arrivo dello squalo-killer ha inaugurato il focus sul rapporto tra l’essere umano e la natura, in questo caso concepita come violenta ed estranea.
Il prof. Oreste Trabucco, docente di Storia della Filosofia nel Dipartimento di Lettere, Filosofia, Comunicazione, ha proposto una riflessione incentrata sulla visione dello squalo come oggetto gnoseologico attraverso il quale l’uomo riesce a creare e acquisire conoscenza di sé stesso: «Nel film, il vincitore dello scontro non è l’oceanografo, e nemmeno il vecchio lupo di mare, ma l’uomo che ha paura dell’acqua. Questo film aumenta il potenziale dell’umanità attraverso il coraggio di affrontare il disumano, il mostruoso».
Jaws nasce come uno dei primi blockbuster figli della Nuova Hollywood. Questo è un periodo della storia del cinema in cui si cerca di riportare i giovani in sala: rottura di tabù, cambio del rating per i film e nuovi volti cinematografici danno vita ad un nuovo periodo di fioritura cinematografica che vede Jaws come uno dei suoi principali e per certi verti pionieristici protagonisti: per impatto culturale, per le strategie promozionali e distributive. Ne ha parlato il prof. Giorgio Avezzù, docente di Cinema, fotografia, radio, televisione e media digitali nel Dipartimento di Lettere, Filosofia, Comunicazione, sottolineando proprio come il film di Spielberg sia un archetipo del blockbuster: l’importanza del merchandising (magliette, tazze e pinne di squalo) e del rapporto con la televisione portarono Lo squalo a conquistare i botteghini internazionali, al contempo occupando una posizione di prim’ordine nell’elenco delle grandi narrazioni contemporanee sulla sfida tra l’uomo e la natura.
Il prof. Adriano D’Aloia, coordinatore del gruppo di ricerca CiMAv – Cinema e Media Audiovisivi, ha sottolineato quanto il film di Spielberg abbia influito sull’immaginario collettivo, anche a partire dalla qualità della colonna sonora di John Williams e dall’adozione di una serie di soluzioni visive basate sulla dilazione dell’apparizione dello squalo. L’invisibilità di quest’ultimo fa persino più paura della mostrazione della sua ferocia. In molte inquadrature subacquee, la proposta del punto di vista dello squalo lascia intendere un problematico allineamento “in soggettiva” dello spettatore al mostro…
Il ciclo di proiezioni di Cinema Docet sull’intelligenza animale proseguirà giovedì 14 novembre con un documentario in grado di allargare ulteriormente la portata del tema in questione: Grizzly Man (2005) di Werner Herzog. La storia tragica di un tentativo di incontro, di convivenza, tra animalità selvaggia e umanità.
di Giuseppe Moriggi