Lo squalo

DATI DI PRODUZIONE

Titolo originale: Jaws. Paese: Stati Uniti d’America. Anno: 1975. Durata: 124’. Regia: Steven Spielberg. Soggetto: Peter Benchley. Sceneggiatura: Peter Benchley, Carl Gottlieb. Produzione: Richard D. Zanuck, David Brown. Casa di Produzione: Universal Pictures, Zanuck/Brown Productions. Fotografia: Bill Butler. Montaggio: Verna Fields. Effetti speciali: Robert A. Mattey. Musiche: John Williams. Scenografia: Joe Alves. Interpreti: Roy Scheider (Martin Brody), Robert Shaw (Quint), Richard Dreyfuss (Matt Hooper), Lorraine Gary (Ellen Brody), Murray Hamilton (Larry Vaughn), Carl Gottlieb (Ben Meadows), Jeffrey Kramer (Leonard Hendricks), Susan Backlinie (Christine Watkins), Jonathan Filley (Tom Cassidy), Ted Grossman (Vittima del canale), Chris Rebello (Michael Brody), Jay Mello (Sean Brody), Lee Fierro (Signora Kintner), Jeffrey Voorhees (Alex Kintner), Craig Kingsbury (Ben Gardner), Robert Nevin (Esaminatore medico), Peter Benchley (Intervistatore).

SINOSSI

L’estate è agli inizi, ma un’enorme e feroce squalo bianco minaccia i bagnanti dell’isola di Amity. Il capo della polizia, Martin Brody, cerca invano di combattere l’ostruzionismo del sindaco, che non vuole chiudere le spiagge per non perdere l’affluenza di turisti, sui quali si basa l’economia della località. Martin decide dunque di affrontare lo squalo con due uomini coraggiosi e adatti al compito: Quint, vecchio lupo di mare sopravvissuto al naufragio di Indianapolis e Matt Hooper, biologo marino. Insieme, su una vecchia barca a motore, partono alla ricerca del terribile mostro marino.

TRAILER

COMMENTO

Il 20 giugno 1975, usciva nelle sale statunitensi Jaws (Lo squalo) del regista Steven Spielberg, al tempo ventottenne. Il film, campione di incassi fino al 1977, in breve tempo si è guadagnato un posto tra i grandi capolavori della storia del cinema. Tratto dall’omonimo romanzo di Peter Banchley, il film deve gran parte del successo all’inventiva del suo regista che ha deciso di creare tensione e paura non tanto tramite l’immagine dello squalo, quanto attraverso la colonna sonora composta da John Williams, udibile già prima della comparsa dei titoli di testa, come per preparare lo spettatore alla tensione cui sarà sottoposto per tutta la durata del film. Alla musica si devono aggiungere le tecniche del regista, che in più occasioni ha voluto restituire il disorientamento dei personaggi allo spettatore tramite colori e riprese movimentate. Nonostante i suoi cinquant’anni, Jaws si rivela ancora un’esperienza sensoriale capace di coinvolgere lo spettatore a 360 gradi.

PREMI

  • Premio Oscar 1976: miglior montaggio, miglior sonoro, miglior colonna sonora
  • Golden Globe 1976: miglior colonna sonora
  • Premio BAFTA 1976: miglior colonna sonora
  • Saturn Award 1976: miglior film, miglior pubblicità
  • American Cinema Editors 1976: miglior montaggio
  • Golden Screen 1976
  • Grammy Award 1976: miglior colonna sonora
  • People’s Choice Award 1976: film preferito
  • Online Film and Television Association (OFTA) Film Hall of Fame 2024: miglior personaggio a Robert Shaw

CRITICA

Un film d’azione sensazionalmente efficace, un thriller spaventoso che funziona ancora meglio perché è popolato da personaggi che sono stati trasformati in esseri umani.

–Roger Ebert, Chicago Sun-Times

Lo squalo è un film così potente, così efficace nel mettere d’accordo pubblico e critica diventando anche un’icona cinematografica (ma non solo) della contemporaneità.

–Attilio Palmieri, Gli Spietati

Il film è un continuo sorprendersi, là dove si è convinti sia terminata la sequenza, Spielberg gioca con la tensione e la paura dello spettatore.

–Daniele Caramazza, Almanaccocinema

Il più allegro e perverso film di paura mai realizzato.

–Pauline Kael, New Yorker

 

A cura di Amanda Mini

Rating: 4.17/5. From 12 votes.
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13 thoughts on “Lo squalo

  1. Capolavoro di tensione, suspence e puro intrattenimento
    Come blockbuster eccelle creando una delle icone cinematografiche più riconoscibili e terrorizzanti nella storia.

    John Williams ci accompagna con una colonna sonora in grado di tenere gli spettatori accollati alla sedia.

    Risulta il tutto in un film che mischia generi come l’horror, il comico e l’avventura buttando gli spettatori direttamente nelle acque insanguinate di New England.

     
  2. “Lo squalo” di Steven Spielberg riesce a mescolare perfettamente suspense, paura e una trama coinvolgente. La tensione cresce continuamente, con la presenza minacciosa dello squalo che rimane per gran parte del film invisibile, ma sempre imminente. La scelta di Spielberg di non mostrare subito la creatura è geniale, perché sfrutta la paura dell’ignoto per tenere lo spettatore in ansia. È interessante come, oltre alla minaccia dello squalo, il film esplori anche i temi del coraggio, della paura e del sacrificio. Molto interessante l’utilizzo degli effetti sonori ma soprattutto della musica per accompagnare i momenti più alti di suspance. È un film che riesce a far riflettere anche su come reagiamo di fronte all’ignoto e al pericolo.

     
  3. Lo squalo di Steven Spielberg è un film che mi ha colpito per l’abilità con cui affronta temi profondi, oltre a costruire una tensione importante. Al centro della storia non c’è solo la lotta contro uno squalo, ma anche il confronto con le nostre paure più primordiali, come l’impotenza di fronte alla natura e la fragilità umana. La colonna sonora del mitico John Williams gioca un ruolo essenziale nel comunicare queste paure: quel motivo inquietante è quasi una voce minacciosa che ci ricorda la presenza del predatore, anche quando non è visibile. La musica diventa così una metafora della paura che si insinua, invisibile, fino a manifestarsi all’improvviso.

     
  4. Il film “Lo Squalo” del 1975 è stato sicuramente un punto di svolta per l’industria cinematografica, Steven Spielberg è stato capace di fomentare la paura verso gli squali attraverso il suo prodotto e la modalità in cui è stato venduto, modalità a dir poco vincente per essere riconosciuto anche solo attraverso una semplice base sonora dopo oltre quarant’anni dalla sua uscita. Ciò su cui gioca molto il regista è il concetto di sotto-sopra, la dinamica dell’alto e del basso, del dentro e del fuori, dell’acqua e della terra, che ci porta poi a riflettere sulla territorialità dell’animale e la territorialità dell’uomo, si arriva a un punto del film in cui il meccanismo sul quale si basa la prima parte dell’opera viene stravolto: non è più l’uomo a cacciare lo squalo ma lo squalo a cercare l’uomo, questo stravolgimento comporta un disorientamento nello spettatore. L’effetto ottenuto è dato dalla confusione dello spettatore che si è sempre immedesimato nell’uomo, nella terra, e si ritrova a cercare di comprendere il comportamento dello squalo, dell’animale, attraverso la visione e la partecipazione a una caccia che sembra essersi rivoltata contro l’uomo.

     
    • Vero, Alessia…. E questa caccia dell’animalità versus uomo è in parte mitigata da un unico personaggio che ama gli squali: lo scienziato marino Hooper (Richard Dreyfus).
      Il suo approccio è quello di capire le abitudini di vita di un arcano animale che vede il suo habitat sempre più minacciato, ma l’avidità umana si frappone nelle leggi naturali e le ignora, costringendo l’uomo ad una strenua lotta e all’animale di cacciare in un ambiente che gli viene sottratto e a tramutarsi in “mostro” per la nostra comunità umana.
      Spielberg ha tracciato un percorso: ha messo delle pietre “d’inciampo” per farci riflettere, oltre che atterrire, divertendoci.

       
  5. Chi uccide davvero le vittime, lo squalo o il sindaco che insiste a tenere aperte le spiagge?
    Ho avuto il piacere di guardare “Jaws” per la prima volta in questa occasione, e devo dire che capisco perché sia considerato un capolavoro del cinema. Nella visione mi sono sentito io stesso “arpionato” come lo squalo, tanto ero coinvolto nella tensione della storia, sia per l’aspetto visivo che per le musiche.
    Lo squalo appare per pochi minuti a schermo, ma esattamente come Godzilla fa dal 1954 , con quel ridotto minutaggio, riesce a lasciare il segno.
    Colgo l’occasione per citare il più recente “Godzilla Minus one” del regista Takashi Yamazaki, molto chiaramente ispirato a “Jaws”, e che deve tanto a Spielberg. Insomma, un ricircolo artistico di mostri più o meno realistici che riescono sempre a farci emozionare mettendo l’uomo in relazione a loro.

     
  6. “Lo squalo ” di Steven Spielberg è un film che riesce a unire suspence e dramma catturando l’attenzione dello spettatore per tutta la durata della pellicola.
    Questo aspetto si evince immediatamente dall’ambientazione isolata e claustrofobica, Amity Island, che accentua il contrasto tra la tranquillità della località turistica e il pericolo che si nasconde nell’oceano. La scelta di mostrare inizialmente lo squalo in modo parziale, attraverso la colonna sonora di John Williams, è l’elemento che mi ha colpito maggiormente in quanto la macchina da presa, assumendo il punto di vista del predatore, crea una tensione crescente facendo sentire lo spettatore stesso in pericolo.
    Tuttavia lo squalo non è un mostro nel senso tradizionale del termine: agisce secondo la propria necessità istintiva di nutrirsi. Nel contesto umano, invece, diventa emblema di una minaccia fuori dal controllo sociale. Questo rapporto è simbolico del conflitto tra la natura selvaggia e i tentativi di domarla da parte della società. A questo proposito entra in gioco la tecnologia: la barca e l’esperienza di Quint non sono in grado di contenere la furia dello squalo, gli strumenti di Hooper risultano inefficaci nel momento decisivo a sottolineare il fatto che l’uomo non può vincere una forza primordiale con questo mezzo.
    Spielberg, dunque, riesce a costruire una tensione che va oltre il predatore, interrogandosi su come l’uomo reagisca di fronte alla minaccia e alla propria impotenza contro di essa.

     
  7. Jaws (Lo Squalo) è un capolavoro di Steven Spielberg del 1975, tratto dal romanzo di Peter Banchley.
    Questo film è un punto di svolta nella storia del cinema.
    Il modo in cui è stato girato, l’insieme delle inquadrature, della colonna sonora e dei dialoghi rendono questo film un capolavoro.
    Interessante come Spielberg sia riuscito a trasformare una limitazione, nata dal fatto che il congegno meccanico dello squalo non funzionava, non potendo rendere visibile il mostro, in un punto di forza.
    La limitazione di carattere tecnico, pratico, diventa un elemento fondamentale per costruire la relazione con lo spettatore, non mostrare il mostro fino ad un certo momento.
    Le modalità di espressione e visibilità della mostruosità sono inusuali, sono una novità.
    C’è questa sensazione di paura e di suspense che percorre tutto il film e che è resa possibile grazie a una serie di elementi interconnessi tra di loro.
    L’adozione della prospettiva dello squalo, il fatto di non farlo vedere ma di manifestare il mostro attraverso il suo sguardo, l’utilizzo di inquadrature disturbanti come un particolare fisico che impedisce la vista o gli schizzi dei bambini che producono schiuma che sembrano raggiungere lo spettatore e l’obbiettivo della macchina da presa sono un elemento di disturbo, le grida dei bambini, anche la colonna sonora di John Williams, rendono questo effetto di suspense e paura costanti.
    Incredibile il modo in cui vengono realizzate le inquadrature, particolari, inusuali.
    Nel film è presente il senso di territorialità dello squalo mostrato da Spielberg con un gioco inusuale di organizzazione dello spazio all’interno dell’inquadratura.
    Questa suddivisione e costruzione dello spazio; orizzontale e verticale con pieni e vuoti, sopra e sotto con un gioco di colori vivaci fuori e opachi, cupi e sfocati sott’acqua.
    Queste particolarità mostrano la differenza tra il mondo esterno e quello sott’acqua, un mondo che è legittimamente nostro e uno che non lo è.
    Il corpo in acqua è come se fosse in due posti: sopra e sotto, invadendo il territorio di qualcun’altro.
    C’è questa idea del corpo sezionato grazie all’utilizzo del fuoricampo, come se il corpo fosse già destinato ad essere separato.
    L’idea della territorialità del mostro si evince attraverso le inquadrature ed in questo modo lui agisce sullo spettatore.

     
  8. Nonostante lo avessi già visto altre volte non mi ero mai soffermata sull’intenzione del regista (S. Spielberg), il quale ha voluto metterci di fronte l’astio tra l’uomo e la natura animale: la lotta tra uomo e, in questo caso, uno squalo.
    Se uno pensa a ciò gli viene d’istinto rispondere che è più furbo l’uomo tralasciando inconsciamente la potenza dell’animale stesso. Nel film infatti notiamo che per i protagonisti diventerà sempre più difficile riuscire a catturare lo squalo che la maggior parte delle volte sembra che capisca le loro intenzioni per evitare di essere preso, lasciando di stucco sia i suoi ‘avversari’ sia noi spettatori che stiamo guardando.
    La particolarità di questo capolavoro del cinema è sottolineata dal grande utilizzo della famosissima colonna sonora (di J. Williams) che suscita nel pubblico, che osserva, tensione e suspense: nonostante lo squalo si veda per intero solamente alla fine del film, la musica di sottofondo fa scattare nello spettatore quell’attesa ansiosa che fa intendere che qualcosa sta per accadere anche se l’animale non lo vediamo.

     
  9. “Lo Squalo” (1975) di Steven Spielberg è considerato uno dei capolavori del cinema che secondo me ha un po’ dato il via all’horror marino.
    Spielberg è riuscito a costruire una perfetta alternanza tra una crescente tensione e momenti di calma apparente a esplosioni di paura. Soprattutto un aspetto fondamentale è la scelta di non mostrare subito lo squalo, ciò dal mio punto di vista crea ancora più suspense, e rende l’apparizione dell’animale ancora più terrificante.
    La tensione è amplificata dalla scelta della colonna sonora di John Williams, direi leggendaria. Il suo ritmo con i suoi due semplici toni bassi è diventato un simbolo sonoro della minaccia imminente.
    Penso che in questo film si vogliano esplorare temi, come la paura dell’ignoto e la reazione umana alla minaccia imminente. Spielberg riesce a mantenere sempre un clima di ansia, non solo nei personaggi ma anche in noi spettatori.
    Penso che il suo obbiettivo fosse quello di farci riflettere sul coraggio, sulla sopravvivenza e sulla natura del male.

     
  10. Analizzando passo passo alcune inquadrature de “Lo squalo”, ho potuto notare moltissimi aspetti interessanti, alcuni dei quali difficili da percepire dalla sola visione del film, che lo hanno reso ancora più piacevole, soprattutto se pensiamo esser stato girato quasi 50 anni fa.
    Mi hanno colpito per esempio alcune scelte cromatiche di Spielberg, un giallo spento che nei pochi dettagli tuttavia emerge e ci anticipa in maniera sottile la storia di una serie di personaggi verso un destino drammatico. O l’invisibile ma fortissima presenza di questo mostro gigante, che dalle prime scene si stampa nella nostra testa e noi lo percepiamo continuamente ma senza vederlo. Una suspence costante e penetrante, che con una parola rende questo capolavoro angosciante! (con la rima vale ancora di più)

     
  11. Il film di Steven Spielberg, che è tra i più noti nella cultura di massa, si presenta come un film horror e thriller capace di tenere lo spettatore con il fiato in sospeso fino all’ultima scena.
    Al tempo stesso la pellicola è in grado di esplorare tematiche significative come la paura dell’uomo, l’intelligenza animale e la corruzione nelle istituzioni al potere, nel caso del film rappresentate dal sindaco che privilegia l’interesse economico della città, invece del benessere dei suoi cittadini.

    L’elemento che colpisce fin da subito è ovviamente la figura dello squalo che rimane per gran parte del film nascosta agli occhi dello spettatore. Anche se quest’ultimo è profondamente consapevole della sua esistenza e la scelta del regista di non mostrare con chiarezza lo squalo durante molti dei suoi attacchi aiuta ad aumentare il senso di angoscia che lo spettatore prova. Grazie alla musica, lo spettatore è consapevole del momento in cui lo squalo sta per attaccare, senza aver bisogno di vederlo chiaramente.
    La colonna sonora del film, infatti, per quanto semplice, è estremamente efficace nel creare tensione, ansia e suspense, motivo per cui è ormai diventata una vera e propria musica cult.

    Un altro elemento che mi ha colpito del film è il personaggio del sindaco. Infatti, apparentemente sembra che nel film non ci sia un vero e proprio antagonista umano contro cui il protagonista deve combattere, dato che lo scontro finale è con lo squalo. Tuttavia, secondo me, il sindaco dell’isola di Amity è il vero villain del film. Più volte durante il corso degli eventi il capo della polizia Brody, spesso supportato anche dall’oceanografo Matt Hooper, tenta di convincere il sian falco a chiudere le spiaggia per proteggere i cittadini dallo squalo, ma invano. Il sindaco pensa solo ai guadagni che il turismo porta alla città e, ignorando la sicurezza dei suoi cittadini, sceglie più volte in modo consapevole di metterli in pericolo. Molte delle morti del film infatti si sarebbero potute benissimo evitare chiudendo le spiagge.

    Infine, il punto più coinvolgente del film è lo scontro finale tra Brody, Hooper, Quint e lo squalo. Si tratta di una lotta piena di colpi di scena in cui lo squalo si dimostra capace di tenere testa ai tre umani, dimostrando una spiccata intelligenza. Più volte Hooper e pure Quint sottolineano come quello squalo sia astuto e si comporti in modo diverso rispetto agli altri suoi simili. Sono però proprio la particolarità dello squalo del film, la sua intelligenza, soprattutto ad esempio nel mangiare il cavo della corrente o nell’usare i barili per cercare di capovolgere la barca, e la sua resilienza a permettere uno scontro coinvolgente che è il perfetto culmine di tutta la tensione che si è accumulata attacco dopo attacco per tutto il film.

     
  12. Un film che mi ha colpito per la sua aria familiare e semplice, una vera coccola hollywoodiana perfetta per serate in famiglia e tra amici. Rimaniamo attaccati allo schermo grazie alla suspence e alla vicinanza che si crea con il protagonista: Martin Brody è, come noi, appena arrivato sull’isola e investito da un evento surreale, in quest’isoletta tranquilla che vive di turismo, una donna è stata uccisa da uno squalo, cosa fare? In quanto capo della polizia è suo compito agire, pensare a come proteggere l’isola, viene però fermato in nome di interessi commerciali, sopratutto dal sindaco della città che, evidentemente, come detentore del potere nell’isola (e quindi di tutto il mondo fittizio del film), pensa di essere più forte della natura, di poterla in qualche modo controllare, domare, negando l’ovvietà, troppo dolorosa da accettare, meglio non pensarci e vivere come niente fosse. Viviamo quindi la preoccupazione di Martin, la sua impotenza di fronte a chi ha il vero potere di scegliere, l’ansia per la sua famiglia e per gli altri. Lo squalo però ritorna e ancora miete vittime, la realtà non può essere messa da parte, bisogna affrontarla e con Martin ci prendiamo a carico il problema, nonostante i pochi mezzi, gli siamo accanto durante la caccia allo squalo. Bisogna viaggiare, trovare la fonte del problema e risolverlo, rischiando anche di morire, senza però rinunciare al lieto fine. Trovo quindi Lo squalo molto interessante come metafora delle difficoltà che incontriamo nella nostra vita, un incitamento ad affrontarle e risolverle con i nostri mezzi, con coraggio e determinazione.

     

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