Empatia di una macchina
In che modo in il cinema contemporaneo porta sul grande schermo le potenzialità dell’intelligenza artificiale ma anche le tensioni, le paure e le ansie suscitate dalle nuove tecnologie? Se n’è discusso giovedì 17 ottobre 2024 nell’ambito di Cinema Docet. Proiezioni sull’attualità in UniBg a partire dalla visione del film Terminator 2 – Il giorno del Giudizio (James Cameron, 1991), seconda tappa di un percorso di riflessione multidisciplinare sull’AI nel cinema di fantascienza proposta dal gruppo di ricerca CiMAv – Cinema e Media Audiovisivi in collaborazione con il Tavolo interdipartimentale sull’intelligenza artificiale.
Fotografie di Giovanni Anselmi Tamburini
Gabriele Ferretti, docente di Logica e filosofia della scienza del Dipartimento di Lettere, Filosofia, Comunicazione, ha incoraggiato il pubblico ad un atteggiamento tipicamente filosofico adottare durante la visione: «Non sospendete il giudizio, provate a immedesimarvi nel periodo storico in cui il film è stato pensato, attualizzate e dubitate: il robot, alla luce di quello che è successo oggi, sarebbe rappresentato nello stesso modo?». In sintonia con questa riflessione Stefano Coniglio, docente di Informatica del dipartimento di Scienze Economiche, ha sottolineato alcune delle problematiche che la creazione di una AI comporta, come l’allineamento con gli obiettivi di chi l’ha programmata, l’utilitarismo inteso come azione funzionale al conseguimento dell’obiettivo e infine l’apprendimento, in quanto l’intelligenza viene intesa non solo in senso pratico, ma anche emotivo. Gabriele Torri, docente di Metodi matematici dell’economia e delle scienze attuariali e finanziarie del dipartimento di Scienze Aziendali, ha portato l’attenzione sull’evoluzione del concetto stesso di intelligenza artificiale e sui diversi esempi offerti dal film in programma: «Il Frankenstein di Mary Shelley era ben diverso dall’autocoscienza sovrumana dello Skynet ideato da Cameron, ma allo stesso tempo l’intelligenza di cui è dotato Skynet non è la stessa rispetto a quella del Terminator».
Al termine dell’incontro lo scambio di opinioni con il pubblico in sala ha portato a riflettere sulle diverse conseguenze della potenza dirompente dell’AI e sulle implicazioni etiche della progettazione delle macchine intelligenti. Così come in 2001: Odissea nello spazio HAL metteva a repentaglio la vita degli astronauti per completare la missione per cui era stato programmato, in Terminator 2 i cyborg ucciderebbero senza alcuna remora pur di difendere se stessi. E tuttavia T-800, giunto dal futuro per proteggere il futuro capo della resistenza umana contro i robot, sembra stabilire con i personaggi (e con lo spettatore), un rapporto empatico.
Il dibattito si è concluso lasciando spunti di riflessione per le proiezioni successive del ciclo: è possibile che nel nostro presente o nell’immediato futuro si concretizzi uno scenario come quello immaginato da Cameron più di trent’anni fa? Per certi versi, a guardarsi bene attorno, la fantasia è già divenuta realtà…
di Ivan Battaglia ed Elisabetta Quarenghi