2001: Odissea nello spazio

DATI DI PRODUZIONE

Titolo originale: 2001: A Space Odyssey. Paese: Stati Uniti d’America/Regno Unito. Anno: 1968. Durata: 141′. Regia: Stanley Kubrick. Sceneggiatura: Stanley Kubrick, Arthur C. Clarke. Soggetto: dal racconto The Sentinel di Arthur C. Clarke. Produzione: Stanley Kubrick Productions, MGM. Fotografia; Geoffrey Unsworth. Montaggio: Ray Lovejoy. Scenografia: Anthony Masters, Harry Lange, Ernest Archer. Musiche: Aram Katchaturian, György Ligeti, Richard Strauss, Johann Strauss. Interpreti: Keir Dullea (David Bowman), Gary Lockwood (Frank Poole), William Sylvester (Heywood R. Floyd), Daniel Richter (Guarda-la-Luna), Leonard Rossiter (Andrei Smyslov), Margaret Tyzack (Elena), Robert Beatty (Ralph Halvorsen), Sean Sullivan (Bill Michaels), Douglas Rain (HAL 9000).

SINOSSI

Un monolito di origine extraterrestre si muove nelle epoche determinando, di volta in volta, uno scatto evolutivo nello sviluppo del genere umano. Compare all’alba dell’umanità al cospetto di un gruppo di primati che ne subiscono l’influenza, imparano a usare gli strumenti per cacciare e sopraffare con violenza i propri simili. Ricompare millenni più tardi, in un cratere nei pressi di una base lunare, ed emette uno strano segnale radio verso Giove. Il compito di scoprirne il significato è affidato all’equipaggio dell’astronave Discovery, in missione verso Giove governata da un’intelligenza artificiale di nome HAL 9000, apparentemente infallibile. Tuttavia, commette un errore, e di fronte all’eventualità di essere disattivata, tenta di uccidere l’intero equipaggio. Sopravvive un solo astronauta, il protagonista David Bowman (Keir Dullea), che disattiva il computer ma entra in tunnel spaziotemporale che lo catapulta in un’altra dimensione. Qui ritrova il monolito: invecchia, muore, per poi rinascere come partorito dal ventre stesso dell’universo.

TRAILER

COMMENTO

Tra i film più celebrati della storia del cinema, 2001: A Space Odyssey (1969) è forse l’opera più rappresentativa della cinematografia di Stanley Kubrick, quella che meglio riassume un’idea di cinema totale, in cui alla grande spettacolarità si accompagna la profondità tematica e concettuale. Uscito nelle sale nell’aprile del 1968, il film anticipa nel tempo l’allunaggio dell’Apollo 11 del luglio 1969, scolpendo l’immaginario collettivo con una rappresentazione elegante e stupefacente di un futuro ancora oggi tutt’altro che obsoleto, e di un viaggio nello spazio destinato a diventare fonte di innumerevoli imitazioni. Frutto della collaborazione tra il regista inglese e l’autore di fantascienza Arthur C. Clarke – che scrisse l’omonimo romanzo in contemporanea alla sceneggiatura, come forma di novelization 2001 è un’esperienza visiva e sensoriale che intreccia filosofia, scienza, tecnologia e metafisica in una riflessione sul tempo, l’evoluzione umana, il progresso scientifico, sul mistero dell’esistenza che si specchia nel mistero dell’universo, sterminato e immanente. Il rigore formale, l’uso pionieristico degli effetti speciali, l’efficacia espressiva delle ellissi temporali (celeberrimo il taglio di montaggio “millenario” a chiusura del primo capitolo) e della musica classica nel contesto fantascientifico, la definizione di un archetipo inedito di intelligenza artificiale antagonista, la macchina dalla familiarità perturbante (una luce rossa dentro la lente fotografica, la voce umana) che si ribella agli umani dei quali dovrebbe essere al servizio e coltiva un antropomorfismo emotivo – la paranoia, l’indisponenza, la paura. Tutto contribuisce a fare del film uno spartiacque decisivo nella storia del cinema mondiale, e nondimeno nel genere fantascientifico su grande schermo, fino a quel momento capace di attrarre l’attenzione del pubblico ma meno i riguardi della critica. Un’opera complessa e affascinante, ancora oggi in grado di lasciare lo spettatore con più domande che risposte: come tutto ciò che è destinato a durare.

PREMI

  • Premio Oscar 1969: migliori effetti speciali
  • BAFTA Film Award 1969: miglior fotografia
  • BAFTA Film Award 1969: miglior colonna sonora
  • BAFTA Film Award 1969: miglior scenografia
  • Kansas City Film Critics Circle Award 1969: miglior film
  • Kansas City Film Critics Circle Award 1969: migliore regia
  • David di Donatello 1969: miglior produttore straniero
  • Cinema Writers Circle Award: miglior film straniero
  • Premio Hugo 1969: migliore rappresentazione drammatica

CRITICA

«What remains fascinating is the fanatic care with which Kubrick has built his machines and achieved his special effects. There is not a single moment, in this long film, when the audience can see through the props. The stars look like stars and outer space is bold and bleak».

—Roger Ebert

«Quattro anni di lavoro, una sperimentazione tecnica e sonora che avrebbe impressionato persino i tecnici della Nasa per un film che ha segnato in maniera indelebile la carriera di Kubrick, lacerando la linearità del tempo e contenendo al suo interno tutto il suo cinema precedente e posteriore».

—Francesco Maggi, Sentieri Selvaggi

«A suo modo 2001: Odissea nello spazio è dunque per molti versi un film del terrore, sul terrore dell’infinito, in cui ai castelli polverosi abitati dai fantasmi, al cigolio delle porte, ai maggiordomi tenebrosi, si sostituiscono stazioni cosmiche dai lugubri riflessi metallici, click di pulsanti e ronzii di valvole, stridori di sfere iperuranie e simulacri di uomini avviati senza sorrisi verso l’ignoto».

—Giovanni Grazzini, Corriere della Sera del 13 dicembre 1968

«Non si va alla scoperta di nuovi mondi ma dell’Io interiore, attraverso tre milioni di anni di Storia. È, praticamente, una pellicola muta, antinarrativa, raccontata con sguardo distaccato, con recitazioni naturalistiche, piglio quasi documentaristico ma al contempo lisergico, visionario (ispirazione per le scene finali: gli allucinogeni), un’esperienza che vuole comunicare al subconscio e non all’intelletto».

—Niccolò Rangoni Machiavelli, Gli Spietati

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27 thoughts on “2001: Odissea nello spazio

  1. “2001: Odissea nello spazio” di Stanley Kubrick è un film che ha rivoluzionato il cinema di fantascienza soprattutto grazie all’unione di elementi di tecnologia e arte visiva che lo rendono un’opera molto complessa.
    La pellicola si concentra sull’evoluzione dell’umanità attraverso il simbolo del monolite, che rappresenta il progresso e la conoscenza. La sua struttura non lineare sfida le convenzioni narrative, spingendo lo spettatore a riflettere su temi come il destino, la coscienza e l’intelligenza artificiale (tema centrale).
    Altro elemento fondamentale: i suoni.
    L’uso della musica classica crea un’atmosfera che amplifica l’impatto delle immagini, rendendo ogni scena ancora più potente. Questa, viene alternata a sequenze con mancanza di dialoghi che contribuiscono ad una sensazione di vastità e mistero, ma anche a sequenze con suoni stridenti, quasi fastidiosi; l’impatto sonoro è molto forte.
    Le scelte visive, come l’uso di effetti speciali pratici, conferiscono al film un realismo che sembra sorprendentemente contemporaneo, nonostante sia stato realizzato negli anni ’60.
    In conclusione, “2001: Odissea nello spazio” può essere definito non sono un film da guardare, ma anche un’esperienza completa che scatena dentro di sé importanti riflessioni.

     
  2. ‘2001: Odissea nello spazio’ è un film che porta a una riflessione sulla potenza della macchina attraverso il dialogo fra le diverse discipline e grazie all’utilizzo di diversi strumenti quali quello visivo, in modo più specifico ottico, e quello sonoro. In particolare nella prima parte del film l’effetto sonoro si presenta più rilevante rispetto all’effetto visivo, quasi fino a diventare disturbante obbligando lo spettatore a concentrare tutte le sue energie nell’immedesimazione oltre che nella visione e nell’ascolto del film, motivo per cui viene definita un’esperienza sensoriale. C’è un’attenzione dettagliata alla scenografia, dall’ambientazione interna futuristica alla rappresentazione dell’universo nelle sue diverse sfumature. L’inquadratura gioca molto sul movimento, essenzialmente lento, e sull’effetto ottico delle diverse forme. Tutti questi strumenti portano alla sinestesia: alla contaminazione dei diversi sensi nella percezione. La sinestesia è una reazione fisica dello spettatore che in un secondo momento scaturisce in lui una visione mentale delle discipline fino a comprendere quanto queste siano intrecciate e fondamentali per comprendere il rapporto uomo-macchina.

     
  3. Film che – rivisto nel 2024 – sorprende per la straordinaria capacità di anticipazione di Kubrick e di Clarke: tablets, video chiamate, utilizzo dell’IA pervadono e sostengono il nostro quotidiano, e le domande sull’autonomia e sul libero arbitrio dell’IA sono diventate attuai. La scelta di HAL come un’entità senza un corpo fisico, ma con una voce gentile e rassicurante, sottolinea l’aspetto fascinoso ma potenzialmente devastante della tecnologia. La sua voce amichevole contrasta con le sue azioni spietate, rendendo evidente come un’intelligenza che può simulare l’umanità possa, in realtà, divenire radicalmente aliena e non più accessibile nella sua logica. HAL, perfetto e obbediente, sviluppa emozioni umane come la paura e agisce in modo indipendente, arrivando a uccidere per preservare se stesso. Esiste il rischio di un’intelligenza che può sfuggire al controllo umano? Food for thought…

     
  4. Premessa: io guardo e ho guardato pochissimi film in vita mia.
    Sicuramente “2001: Odissea nello spazio” è un film che non avrei mai scelto di vedere per mia volontà, per svariati motivi. Ragion per cui ringrazio di essere stata forzata a vederlo: sono uscita dall’aula molto confusa (spesso è un buon segno), sicuramente ha stimolato molto il cervello su tematiche calde e il fatto che tutt’ora continui a pensare a ció che ho visto, ne è la dimostrazione.
    Se dal punto di vista del contenuto ho fatto molta fatica ad apprezzarlo a pieno, dal punto di vista tecnico e musicale riesco a comprendere perfettamente perché venga considerato un capolavoro del cinema.
    Kubrick resta un folle, niente mi farà cambiare idea. E va bene cosí.

     
  5. Il film ha tra i suoi temi la violenza umana che è caratteristica della specie da sempre. Anche l’intelligenza artificiale HAL 9000 la apprende e utilizza contro l’equipaggio quando si sente in pericolo. Molto frequenti elementi e movimenti circolari che rimandano a una ciclicità dell’esistenza rappresentata nella pellicola.

     
  6. 2001: Odissea nello spazio è un film che mi ha lasciata perplessa. La lentezza delle scene è spesso difficile da sopportare: le sequenze durano interminabili minuti e, anche se visivamente affascinanti, rischiano di far perdere lo spettatore. Tuttavia, la colonna sonora, come ad esempio “Sul bel Danubio blu”, brano che ho apprezzato particolarmente, accompagna queste scene in modo sublime. Quella melodia trasforma un semplice viaggio spaziale in qualcosa di poetico. D’altro canto, a tratti, ho avuto la sensazione che la bellezza visiva prevalga sulla narrazione: il film sembra più interessato a stupire che a coinvolgere emotivamente. Nonostante ciò, la riflessione sulla tecnologia, soprattutto con HAL 9000, è al tempo stesso inquietante e potente, ma l’insieme richiede molta pazienza per essere apprezzato fino in fondo.

     
  7. Il film 2001: Odissea nello spazio, è sicuramente un film particolare, o comunque diverso da quelli che sono abituata a vedere.
    Mi hanno subito colpito gli effetti sonori e visivi, che caratterizzano tutto il film già a partire dalla scena iniziale delle scimmie, dove dominano i versi di quest’ultime e musiche che sembravano non avere un nesso logico con ciò che stava accadendo. Anche nel resto del film, i dialoghi sono ridotti al minimo.
    Un episodio che mi ha fatto particolarmente comprendere che il tema di questo film è l’intelligenza artificiale, è stato quando i due astronauti capiscono che la macchina stava iniziando a sbagliare calcoli , ma tutta la loro missione era nelle sue mani, e ciò ha anche determinato la morte di uno di loro. Anche oggi spesso ci affidiamo alla tecnologia che però non sempre è esatta.
    Nel complesso il film mi è piaciuto, anche se non l’ho trovato subito facilmente interpretabile e scorrevole

     
  8. Vedere oggi “2001: Odissea nello spazio”, a 55 anni dalla sua uscita, significa confrontarsi con una visione del futuro sorprendentemente profetica e attuale. Il film, attraverso HAL 9000, esplora le potenzialità e i pericoli dell’intelligenza artificiale, anticipando molte delle preoccupazioni di oggi connesse all’automazione e all’autonomia delle macchine. In un’epoca in cui l’IA è ormai integrata in molti aspetti della nostra vita (per anni avevo sognato l’allora fantascientifica videochiamata del dottor Floyd) la rappresentazione di HAL come un’entità capace di emozioni umane e di decisioni indipendenti e persino ostili (per salvare se stesso, ammazza l’uomo) fa riflettere sul controllo e sui limiti che possiamo effettivamente imporre a queste tecnologie. La pellicola di Kubrick oggi mi è suonata quindi come monito sull’uso responsabile dell’IA, sulla privacy dei dati e, più in generale, sull’etica della nostra relazione con le macchine intelligenti.

     
  9. Un film complesso e ricco di stimoli sensoriali, tra musica, colori e ambientazioni non ti lascia il tempo di soffermarti a riflettere su una sola scena.
    La trama è lenta, spesso può risultare difficile da seguire sopratutto in certi momenti della narrazione e il finale ti lascia con molte domande su cui riflettere, c’è da dire però che sicuramente rimarrai affascinato dall’avanguardia e dall’innovatività che ti viene mostrata, soprattutto considerando che è una produzione degli anni 60.
    Non è un film di cui si apprezzano i dialoghi o la trama di per sé, l’attenzione è spostata sull’audio-visivo che sono fondamentali per l’immersione dello spettatore nella mente del regista.
    Per quanto riguarda la tematica dell’intelligenza artificiale è stata sviluppata in modo sorprendente e futuristica, pensare che sia stato realizzato in un periodo in cui non ci si aveva ancora a che fare quotidianamente è impressionante, specialmente perché ai giorni nostri non è così assurdo immaginare ciò che accade all’interno del film nella realtà.
    Nel complesso l’ho trovata un’esperienza interessante, mi ha lasciato un po’ perplessa e confusa anche se ne ho apprezzato veramente molto le ambientazioni; avrò impressi per sempre certi fotogrammi.

     
  10. 2001: Odissea nello spazio è un film estremamente complesso, che pone allo spettatore quesiti su temi quali la vita umana e il futuro (per noi ormai presente) di essa.
    La trama presa da un romanzo omonimo del 1948 è estremamente lungimirante, includendo il calcolatore “Hall 9000” come protagonista attivo, precede di decine e decine di anni l’avvento dell’intelligenza artificiale come Siri o Alexa con cui siamo ormai abituati a interfacciarci quotidianamente. È un film tuttavia fantascientifico, in una dimensione in cui l’informatica prende il sopravvento sull’uomo al fine di coprire un proprio errore.
    Kubrick ha dato molta importanza all’ambiente in cui erano ripresi gli attori, facendo anche inquadrature di minuti di durata su, ad esempio, la navicella che fluttua nello spazio.
    Anche la musica, insieme ad Hall 9000 e i due astronauti è un protagonista, presente per gran parte del film, accompagna le scene non parlate, e aiuta lo spettatore nel processo di sviluppo dell’immaginazione.

     
  11. 2001: odissea nello spazio è sicuramente un capolavoro cinematografico; la visione futuristica di Kubrick è stata realizzata con cura meticolosa per i dettagli creando scenografie e ambienti spaziali mozzafiato, e ogni inquadratura è un’opera d’arte
    Tuttavia, seppur psicologicamente coinvolgente è innegabile che la narrazione possa risultare lenta, soprattutto per chi è abituato a ritmi più veloci
    Ma questa lentezza, sebbene possa sembrare un difetto, aiuta ad assaporare ogni dettaglio visivo e sonoro, la musica è infatti uno dei punti focali della pellicola.
    Un aspetto cruciale del film è quello del suo approccio negli anni in cui è stato scritto, all’intelligenza artificiale, rappresentata in modo emblematico dal computer con il nome di HAL 9000, inizialmente progettato per aiutare l’equipaggio nella missione spaziale diventa poi un simbolo delle paure e dei forti dubbi legati all’AI, allora come oggi
    Il suo cambiamento da assistente fidato a minaccia mortale solleva grossi interrogativi sull’ affidabilità di queste tecnologie, progettate dall’uomo stesso ma che in alcuni casi finiscono per superarlo, rimpiazzarlo e per rivoltarglisi contro

    In definitiva comunque Odissea nello spazio è un film che merita di essere visto almeno una volta nella vita, non solo per la sua bellezza visiva ma anche per le domande provocatorie che pone riguardo il nostro rapporto con la tecnologia e l’intelligenza artificiale e non solo, Kubrick ci catapulta e ci fa fare un viaggio in un’altra dimensione

     
  12. “2001: Odissea nello spazio” è un film di portata sorprendente e unica, soprattutto tenendo in considerazione l’anno di uscita precedente al primo sbarco sulla Luna nel 1969.
    Il film propone un’innovativa rappresentazione delle forme di vita extraterrestri priva di antropomorfismo, come invece si può notare in molte altre opere. Il monolite, conoscenza assoluta, trascende completamente la forma umana, per noi massima rappresentazione di superiorità sulla Terra, e accompagna l’uomo nei nodi più importanti della sua evoluzione. Esso diviene simbolo dell’evoluzione stessa e del progredire a forme di vita superiori, e ciò è comunicato nel film attraverso una divisione in parti apparentemente sconnesse tra loro, da uomini primitivi a viaggi su Giove, ma che una volta conclusa la visione trasmette un’immagine completa.
    L’umanità ha preso la via sbagliata: la ribellione di HAL e della tecnologia all’imposta servitù nei confronti dell’uomo ne è rappresentazione lampante. Raggiunto questo blocco in cui l’uomo sarebbe stato inevitabilmente sopraffatto dalle macchine, appare nuovamente il monolite, che trasporta uno degli astronauti in una dimensione che trascende la comprensione umana. Ciò si nota dall’arredamento della stanza in cui le scene finali prendono atto, con un rimando all’epoca vittoriana nei mobili contrastato dal pavimento illuminato da luci led. Passato, presente e futuro vengono mostrati contemporaneamente, spazio e tempo perdono di linearità mentre vediamo i diversi stadi di vita dell’astronauta apparire uno dopo l’altro. E’ a questo punto che il monolite appare un’ultima volta: l’umanità, rappresentata da quell’unico ed eroico astronauta, si prepara al prossimo passo, ma la sua mano non è in grado di raggiungerlo. E’ così che finisce la storia dell’uomo e si crea una nuova forma di vita, rappresentata in modo molto esplicito da Kubrick con un feto, che è poi mandato verso la Terra per un nuovo inizio.
    Opera d’incredibile realizzazione nella sua innovazione a livello di temi per il suo periodo storico, ma soprattutto da un punto di scelte tecniche: dalla realizzazione dei modellini delle navicelle alle rappresentazioni le più realistiche possibili di come al tempo immaginavano la vita nello spazio.

     
  13. 2001: Odissea nello spazio è un film che definirei complesso, che lascia infiniti spunti di riflessione ma forse anche una buona dose di confusione. Ci sono svariate scene che mantengono un ritmo molto lento, che credo siano difficilmente metabolizzabili da un pubblico abituato a contenuti rapidi e spesso di durata ridotta; senza contare l’esigua presenza di dialoghi.
    La ragione per cui nonostante queste “difficoltà” io sia riuscita ad apprezzare questo film è il fatto che rappresenti la nascita di un filone ancora fondamentale nel genere sci-fi, la narrazione dell’evoluzione dell’intelligenza artificiale e di conseguenza i possibili rischi che porta con sé.
    Oggi è una tipologia di narrazione data per scontata, vista e rivista in svariati film e serie tv, ma poter vedere e riuscire ad apprezzare uno dei primi film in cui è stata rappresentata è stata un’esperienza davvero interessante.

     
  14. 2001 Odissea nello spazio, un odissea che comincia all’alba del mondo, dell’uomo e del suo pensiero.
    Il monolite nero, la divinità che con la sua aliena presenza fa germogliare il pensiero, non è umana.
    L’intelligenza è un aspetto di cui ci sfugge l’essenza?
    Sebbene, oggi , del capolavoro di Kubrick avverto le crepe del tempo: le donne, ancorché presenti svolgono perlopiù il ruolo di “cameriere”(anche se vi sono dottoresse…) e con sorpresa mi ritrovo oggi a trovare quest’aspetto stridente.
    Tuttavia, la scelta della colonna sonora, la simmetria e l’eleganza di ogni singolo fotogramma regalano al film un’immortalità estatica; e ho amato nella parte centrale del film, in assenza di commento musicale, solo, il respiro greve che proviene dai respiratori delle tute spaziali, ed infine, il galleggiare di quelle vite (astronauti) nel vuoto cosmico che si contrappongono all’ ancora più solo, privo di corpo, HAL, che sembra improvvisamente odiare i suoi creatori … (odiare lo rende umano, ma il corpo che non possiede è il suo limite).
    L’emozione è dunque indissolubilmente legata all’intelligenza? Il finale, surreale e psichedelico affronta l’ultima barriera: l’immaginazione, luogo nel quale tutto è possibile, anche, rinascere.

     
  15. I visionari, come Kubrick e Clarke, hanno la capacità di scorgere un futuro da cui, paradossalmente e forse anche fortunatamente, non verranno comunque mai compresi appieno.
    In 2001: Odissea nello spazio ci viene regalata una regia studiata e impeccabile, che nel finale arriva ad essere quasi disorientante, complice un perfetto mélange di fotogrammi di luci e bagliori dai colori più disparati e una scelta di musiche d’effetto che arrivano ad essere solo suoni, tanto stridenti quanto d’impatto.
    Il viaggio inizia da scimmie che a poco a poco comprendono il proprio potere di dominazione e distruzione. Ma cosa succede se, a distanza di milioni di anni, questo potere viene dato all’intelligenza artificiale? Questa domanda impregna ogni minuto del film, e Kubrick è un maestro nel lasciare lo spettatore col fiato sospeso, nella stessa ipossia in cui si trovava il protagonista. Questi, però, riesce a riportare HAL al suo stato originale fino a spegnerlo, mentre la voce del suo “sesto compagno” viene distorta fino a somigliare ai suoni gutturali emessi durante i primi minuti della visione dai mammiferi primitivi.
    Il valore di questa pellicola, a più di mezzo secolo dalla sua uscita, resta inconfutabile: non solo per l’incredibile avanguardia a livello di effetti speciali, ma anche da un punto di vista più profondo ed ontologico. Rimangono, infatti, aperti innumerevoli interrogativi circa l’ai e la sua forza creatrice o distruttrice: dopotutto il Monolite ha fatto in qualche modo rinascere David, in una scena in cui il dito dell’uomo riprende la tensione di quello di Adamo nella Creazione di Michelangelo.
    Non saranno questi cineforum a trovare la risposta a tutti i dubbi insoluti, ma sicuramente daranno degli spunti necessari per non smettere mai di interrogarsi e di interessarsi a ciò che esiste oltre a noi e oltre a ciò che siamo in grado di comprendere.

     
  16. “2001 Odissea nello spazio”: Kubrick è riuscito a trattare ed intersecare tra loro molti temi fondamentali della vita umana come l’evoluzione e il progresso, immaginando sia un’intelligenza estranea all’uomo che interviene su di esso e sul suo sviluppo culturale, sia un’intelligenza creata dall’uomo che riesce anch’essa ad agire in modo inaspettato su di esso.
    In entrambi casi si scaturisce una reazione violenta.
    L’intelligenza estranea influisce sulla vita dei primati fornendo una conoscenza che viene utilizzata in modo violento ed aggressivo, mentre l’intelligenza artificiale, HAL 9000, arriva ad essere cosciente della sua intelligenza sviluppando un istinto di sopravvivenza che porta alla violenza, fino ad arrivare ad uccidere l’uomo.
    Interessante come Kubrick, con la sua regia, con i tempi lunghi, i silenzi, riesce a fare percepire la macchina come viva.
    Inoltre questo suo modo di rappresentare lo scorrere del tempo, creando scene con tempi molto lunghi accompagnate dalla musica e soprattutto dai lunghi silenzi porta lo spettatore ad una visione introspettiva e di riflessione sulle tematiche del progresso umano e tecnologico.

     
  17. 2001: Odissea nello spazio offre una profonda riflessione sull’evoluzione umana e sulla tecnologia. Il film è caratterizzato da lunghe sequenze senza dialoghi che, secondo la mia opinione, nonostante rendano il film lento dal punto di vista narrativo, dall’altro lato dà allo spettatore l’opportunità di godere di un effetto scenico senza paragoni, specialmente se si pensa all’anno in cui è stato prodotto. Un punto chiave in particolare mi ha fatto riflettere, il film di per se non dà risposte, ma pone domande che continuano a stimolare discussioni interne provocando un senso di meraviglia e inquietudine. Dopo la visione del film ho riflettuto molto sulle potenzialità e sulle criticità che questa tecnologia ad oggi offre, lasciandomi infine con una sola domanda: quanto potere dobbiamo lasciare all’intelligenza artificiale?

     
  18. “2001: Odissea nello spazio” posso definirlo sicuramente un film che mi ha stravolto. Non l’avevo mai guardato ma appena prima dell’inizio della proiezione avevo tutt’altra idea su questo film e la sua realizzazione.
    Se devo descriverlo in una parola userei ‘intenso’: mi ha affascinato ma allo stesso tempo stranito un po’ la quasi totale assenza di dialoghi ma fenomenale la padronanza delle colonne sonore; inoltre il finale, surreale e psichedelico, dove solo lì si fa intendere allo spettatore che il regista (Kubrick) ha voluto realizzare un film con finale circolare. La costruzione degli ambienti è molto particolare considerando essere un film degli anni ’60 si è dovuto raccontare la storia/l’evoluzione dell’essere umano attraverso secoli con l’aggiunta di un props ‘moderno’ (il monolite nero) ritenuto intelligenza sconosciuta al di fuori del normale; oltre a questo, per il tema collegato a questo film ovvero l’intelligenza artificiale (AI) il, se si può definire così, personaggio Hall 9000 che rappresenta un calcolatore a cui è affidato il pieno controllo di tutto, è sinceramente già una cosa che trovo surreale ma sbalorditivo perfino tutt’oggi.

     
  19. Nonostante avessi già visto “2001: Odissea nello spazio”, mi ha fatto piacere rivederlo in questo contesto universitario. Trovo che questo film sia un vero e proprio “viaggione” audiovisivo, un insieme di stimoli sensoriali capace di interpretare le spinte propulsive della società di allora (il film è stato realizzato nel 1968, un anno prima dell’allunaggio dell’Apollo 11), che permettono allo spettatore moderno di porlo a confronto con la nostra società odierna.
    In questo film le immagini parlano senza bisogno di troppi dialoghi, che risulterebbero ridondanti; i tempi sono dilatati, le inquadrature molto lunghe, la colonna sonora potente ed espressiva, a mio parere a tratti quasi fastidiosa, e ciò fa di questo film uno strumento che colpisce senza precedenti, trascinando e confondendo lo spettatore.
    Tra i temi trattati, oltre al rapporto dell’uomo con l’intelligenza artificiale (dove ci puó portare un computer che è umanamente intelligente? Quali rischi comporta?), abbiamo il rapporto tra natura e violenza (evidente soprattutto nella parte iniziale con
    gli ominidi, che trovano nel misterioso monolito uno strumento utile per sopraffare ulteriormente i rivali) e il tema della circolarità eterna, metafora dell’esistenza stessa.
    Nel finale infatti il capitano David, unico sopravvissuto sull’astronave Discovery a seguito dell’operato mortale di HAL (computer inizialmente responsabile della buona riuscita della missione alla volta di Giove) si trova di fronte alle varie fasi della sua vita, che si susseguono e confondono fino a portarlo sul letto di morte.
    Egli quindi ritorna alla dimensione fetale e sotto forma di enorme bambino astrale guarda verso lo spettatore, lasciandolo di stucco.
    Si può dare veramente un senso alla nostra esistenza nell’infinità dell’universo?

    Non credo di essere riuscita ad apprezzare e comprendere del tutto il film, ma ritengo che la sua visione sia un’esperienza che fa riflettere permettendoci di entrare almeno un minimo nella mente geniale e complessa di Kubrick, regista senza dubbio capace di integrare tra loro diversi strumenti comunicativi in maniera magistrale. Immagini, colori, suoni, musica riescono a veicolare sensazioni intense nello spettatore, a cui però non è sempre facile dare un nome.

     
  20. “2001:Odissea nello spazio” é un film che non avevo mai visto ma che ho sempre desiderato di vedere. Ero partita con un idea di quello che avrei visto e devo dire che ha soddisfatto le mie aspettative. La mente di Kubrick mi sbalordisce tutte le volte e mi permette di uscire dalla sala ragionando su quello che ho visto.
    Le realizzazione del film é “spaziale” e non si può evitare di dargli l’importanza che ha ottenuto in tutti questi anni. La scelta della colonna sonora è straordinaria, se non iconica.
    Molte delle scene mi sono piaciute, soprattutto quelle finali, con questi giochi di luci e il continuo cambio degli stadi della vita del protagonista. Per quanto riguarda HAL, l’intelligenza artificiale, ritengo che sia stata costruita al meglio e pensare che questo film è stato realizzato nel 68, mi sbalordisce ancora di più il come sia così innovativo per quegli anni.

     
  21. 2001: Odissea nello spazio è un film abbastanza enigmatico, nel senso che potrebbe non dare un immediato messaggio durante la visione, bisogna rifletterci sopra. All’inizio potrebbe far storcere il naso per la sua durata, per le scene abbastanza lunghe (ad esempio la scena iniziale o le inquadrature sullo spazio), e per la presenza di pochi dialoghi, ma è qui in realtà che sussiste la riflessione e la comprensione; questo grazie all’utilizzo di determinate colonne sonore, determinati effetti scenici e colori. Infatti tutti gli elementi precedentemente citati fanno capire che in realtà il concetto dietro al film arriva attraverso le sensazioni che suscita con l’audio-visivo, non per forza con una “spiegazione a parole”.
    Fa riflettere sull’evoluzione del genere umano e dell’intelligenza artificiale, un concetto molto all’avanguardia considerato anche l’anno di produzione del film. Anche la tecnologia è molto presente.
    Alla fine del film mi sono interrogata sull’utilizzo dell’AI e su quanto bisogna affidarsi ad essa.

     
  22. Fin dalle prime scene completamente dominate dall’aspetto sonoro, abbastanza invasivo, e dal contrasto dei colori si ha la consapevolezza di non trovarsi di fronte al classico film.
    La lentezza delle inquadrature, “marchio di fabbrica” di Kubrick, é sicuramente impegnativa ma profondamente caratterizzante perché é come se stimolasse lo spettatore, lasciandogli il tempo per riflettere ed assimilare ciò che sta guardando.
    Per lo stesso motivo il silenzio prevale sui dialoghi e i colori, molto suggestivi e psichedelici, creano una sorta di dissociazione dalla realtà quasi come se ci si trovasse all’interno di un videogioco.
    Nonostante sia stato difficoltoso da seguire, la visione del film mi ha permesso, leggendo tra le righe, di ragionare sul processo evolutivo come se fosse un cerchio che si apre con le scimmie che lottano per la sopravvivenza e si chiude (anche se non propriamente dato che l’evoluzione è continua) con la tecnologia estremamente avanzata dei giorni nostri.
    Il tema dell’intelligenza artificiale é molto attuale ed è importante che venga esplorato a fondo; trovo quindi che l’iniziativa e in particolare la scelta del tema sia ben pensata e promossa.

     
  23. Nel 1968 Stanley Kubrick – in collaborazione con lo scrittore Arthur Clarke – produce una delle opere più incisive e influenti nella storia del cinema. La pellicola del cineasta britannico non rappresenta soltanto un magnifico scorcio sulle nuove vette stilistiche ed espressive del cinema e sul nuovo panorama della fantascienza cinematografica, bensì un autentico viaggio esplorativo che attraversa le origini e l’evoluzione dell’umanità alla ricerca del suo senso ultimo. In questa visione, l’origine dell’uomo corrisponde al momento in cui l’ominide – di fronte alla comparsa del monolite nero (simbolo dell’inconoscibile e metafora del divino) – scopre la tèchne e diventa uomo. La narrazione sposta la propria attenzione dalla materialità all’immaterialità, dalla terra al cielo, dalla tribù ominide alle ricerche degli scienziati nella missione spaziale Clavius. Durante questa missione, la comparsa del monolite illumina nuovamente la mente umana, la quale avanza nella ricerca di nuovi limiti conoscitivi, al fine di elevarsi ad essere pura razionalità. Il viaggio contemplativo dell’uomo ai confini della conoscenza prosegue con la missione alla volta di Giove. In questo frangente, gli astronauti assegnano le funzioni operative della missione al super computer HAL 9000, un’IA ante litteram in grado di sostituire l’uomo, rivelando così la sua volontà di elevarsi ad intelligenza superiore. Tuttavia, la convinzione che HAL possa rappresentare la concretizzazione dell’ascesi metafisica dell’uomo crolla nel momento in cui il supercomputer commette un errore di segnalazione. L’umanità prende coscienza del fatto che neppure una macchina pensante può prescindere totalmente dall’irrazionalità e raggiungere la perfezione intellettuale. La parabola del viaggio di ricerca dell’uomo si conclude con l’avvicinamento dell’astronauta sopravvissuto verso l’orbita di Giove. La traiettoria viene interrotta nuovamente dall’etereo monolite nero che conduce la capsula dell’astronauta in un tunnel spaziotemporale. Completamente inghiottito dal tunnel, l’astronauta abbandona il corpo e la percezione per confondersi con la dimensione assoluta e totalizzante del cosmo. Morto e rinato sotto forma di feto astrale (ultimo stadio evolutivo), l’uomo riconosce la propria piccolezza e abbraccia l’idea che la ragione non possa raggiungere i confini imperscrutabili della conoscenza. Solo se si abbandona la propria hybris è possibile cogliere l’essenza dell’universo e il proprio stato essenziale di fronte ad esso.

     
  24. Sinceramente ho fatto molta fatica a seguire tutto il film. La trama era lenta e non sempre comprensibile, anche le scene in cui prevale il sonoro le ho trovate spesso ridondanti. Bisogna sicuramente tener conto del contesto storico in cui è uscito, non metto in dubbio che negli anni sessanta “2001: odissea nello spazio” sia stato percepito come un film visionario e futuristico, e quanto il genio di Kubrick sia visibile ancora oggi. Per trattare la tematica dell’intelligenza artificiale mi sembra un film appropriato con cui iniziare per vedere lo sviluppo che ha a partire dagli anni ‘60 fino ai giorni nostri. Penso che è un film che non riguarderò ma che comunque vada visto almeno una volta nella vita.

     
  25. La proiezione di uno schermo nero, un rumore di sottofondo e non sapere cosa verrà dopo. L’avvio di “2001: odissea nello spazio” si propone come il primo e unico momento di calma della pellicola.
    L’inizio dell’opera è entrato a far parte dell’immaginario comune, a volte utilizzato come citazione o in modo parodistico, ha comunque catturato la mia attenzione; la gestualità delle scimmie che perfettamente si coordinava con il sonoro mi ha coinvolta, anzi rapita. Questo connubio tra suono e immagini accompagna tutto il film, creando contrasti o al contrario accordi perfetti che creano dello spettatore attese, paure e dubbi che non vengo quasi mai risolti e lasciano dei sospesi non indifferenti.
    A diversi giorni dalla prima visione di quest’opera continuo a domandarmi come mai il personaggio con cui sia riuscita ad entrare più in empatia sia proprio HAL 9000. Il dissidio interiore della macchina traspare in modo particolare mostrandolo come il personaggio più umano all’interno dell’opera.
    La visione non mi ha lasciato indifferente e ha creato in me la voglia di capire e comprendere di più il significato profondo di quest’opera.

     
  26. “2001: Odissea nello spazio” offre una riflessione profonda e inquietante sul rapporto tra uomo e macchina. Quest’ultima trova espressione nella figura di HAL 9000, l’intelligenza artificiale di bordo, che rappresenta sia la potenza che la vulnerabilità del mezzo stesso: inizialmente progettata per assistere l’equipaggio durante la missione, infatti, evolve in una vera e propria minaccia quando le “sue” logiche entrano in conflitto con quelle umane.
    Nonostante il film sia uscito nelle sale nel 1968, ritengo sia estremamente avanguardistico sia dal punto di vista dei contenuti che della realizzazione. Kubrick utilizza una struttura narrativa tutt’altro che convenzionale: si hanno lunghi silenzi e sequenze che si concentrano su immagini enigmatiche e simboliche, evidenziate dall’utilizzo di colori vividi e saturi, contribuendo a dare un senso di meraviglia nei confronti della vastità e dei misteri dell’universo.
    Un altro aspetto chiave è il sonoro: sia per quanto riguarda la colonna sonora classica che crea una dicotomia con i temi fantascientifici del film, sia perché, data la presenza minima di dialoghi, risulta l’elemento preponderante a sottolineare la sensazione di inquietudine, a partire dal respiro affannato degli astronauti che caratterizza l’intera durata della pellicola.
    Ritengo che il film offra oggi più che mai molteplici spunti di riflessione: ci troviamo in un momento storico in cui l’IA è diventata uno “strumento di uso quotidiano” per chiunque abbia accesso a una connessione internet, con i vantaggi e i rischi che ne derivano.
    Di conseguenza la corsa al progresso si è ulteriormente accelerata e, senza accorgercene, potremmo trovarci di fronte al monolite, con “Also sprach Zarathustra” in sottofondo, che segnerà un ulteriore scatto evolutivo nel genere umano.

     
  27. Film molto piacevole, a tratti con scene molto importanti sull’argomento dell’Ai. Unico difetto… davvero poca sintesi su alcune scene che non avevano bisogno di tanto spazio. Riflette molto sul modo di utilizzo dell’Ai

     

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