Con il progetto FILEO su migrazioni, rifugiati e libertà umana
Mercoledì 27 marzo ha avuto luogo il secondo appuntamento di CINEMA DOCET sul tema “Diritti in movimento. Mobilità umana e intercultura”. La proiezione del film Nezouh – Il buco nel cielo della regista siriana Soudade Kaadan ha permesso di continuare la riflessione avviata la scorsa settimana sull’eliminazione della discriminazione razziale a partire dalla proiezione di 12 anni schiavo, con un approfondimento su alcuni aspetti legati alla libertà umana in connessione alla condizione dei rifugiati e dei migranti a causa delle guerre.
La prof.ssa Paola Scevi, docente di Diritto penale internazionale nel Dipartimento di Giurisprudenza e direttrice del Master in Diritto delle migrazioni, ha introdotto la proiezione evidenziando non solo il contesto politico nel quale s’inseriscono le vicende narrate nel film, relative alla guerra civile siriana, ma anche la condizione del rifugiato e le difficoltà che gli sfollati si trovano ad affrontare quando sono costretti ad abbandonare la propria abitazione.
Il dibattito è stato avviato dalla prof.ssa Alessandra Ghisalberti, docente di Geografia economico-politica nel Dipartimento di Lingue, Letterature e Culture Straniere: «questo è un film assolutamente geografico nel senso che è riconducibile al desiderio degli esseri umani di costruire una propria casa sulla Terra, creando di conseguenza relazioni con i luoghi e con gli esseri non-umani». Facendo riferimento alla scena cardine di Nezouh, don Sergio Gamberoni, direttore dell’ufficio per la Pastorale dei migranti e coordinatore del progetto FILEO della Diocesi di Bergamo, ha affermato che «noi tutti viviamo fra quattro mura, ma a un certo punto, come accade nel film, qualcosa sfonda il tetto che ci protegge e speriamo che qualcuno getti una corda per aiutarci».
Maria Masnovo
Studentessa del corso di laurea magistrale in Comunicazione, informazione, editoria
Fotografie di Liu Lingyu