Nezouh – Il buco nel cielo
DATI DI PRODUZIONE
Titolo originale: Nezouh. Paese: Regno Unito/Siria/Francia. Anno: 2022. Regno Unito/Siria/Francia. Durata: 100′. Regia: Soudade Kaadan. Sceneggiatura: Soudade Kaadan. Produttori: Suen Yu-fai, Soudade Kaadan, Marc Bordure. Fotografia: Hélène Louvart, Burak Kanbir. Montaggio: Soudade Kaadan, Nelly Quettier. Scenografia: Osman Özcan. Costumi: Selin Sözen. Colonna sonora: Rob Lane, Rob Manning. Interpreti: Hala Zein (Zeina), Kinda Alloush (Hala), Samer al-Masry (Motaz), Nizar Alani (Amer).
SINOSSI
In una Damasco dilaniata dalla guerra civile, il padre di famiglia Motaz è troppo orgoglioso per abbandonare la sua casa e diventare un rifugiato, anche nel momento in cui una bomba distrugge metà del suo appartamento e apre una voragine nel soffitto. Intanto dal “buco nel cielo” della camera della figlia Zeina fa capolino il giovane Amer, con cui stringe amicizia. Il loro rapporto si consolida a tal punto che il ragazzo decide di non lasciare la propria abitazione insieme ai suoi famigliari per aspettare Zeina. Intanto, la madre della ragazza decide di compiere una scelta drastica pur di mettere in salvo le vite della sua famiglia…
TRAILER
COMMENTO
Nonostante lo sfondo sia quello della guerra civile, Nezouh – Il buco nel cielo trasporta lo spettatore nella fantasia di una ragazza che muove i primi passi verso l’età adulta, pur mantenendosi aggrappata all’innocenza di bambina. La prospettiva della guerra viene filtrata dagli occhi di Zeina e di un padre che utilizza lenzuola per sopperire al crollo dei muri. Il film di Soudade Kaadan è delicato, un lungometraggio in cui dramma e commedia coesistono. Attraverso virtuosismi tecnici e stilistici mai ridondanti, la regista, legata alle sue origini e alla sua formazione filmica siriane racconta in modo alternativo, ma con molto rispetto, il dramma della guerra in Siria, sulle orme dei precedenti Il giorno che ho perso la mia ombra (2018) e Aziza (2019).
PREMI
- British Independent Film Awards 2022: Candidatura per il miglior interprete (Hala Zein), candidatura per i migliori effetti speciali (Ahmed Yousry)
- MedFilm Festival 2022: Premio diritti umani Amnesty International (Soudade Kaadan)
- Festival del Cinema di Venezia 2022: Orizzonti Extra, Premio degli Spettatori “Armani Beauty” (Soudade Kaadan), Premio Lanterna Magica (Soudade Kaadan)
CRITICA
Per fare un film che parli di guerra e ne mostri le conseguenti brutture, non è necessario avvalersi di immagini mutuate dalla cronaca più sensazionalistica, spesso volta a far struggere chi le osserva senza far riflettere. Talvolta si possono invece rappresentare gli effetti rovinosi di un conflitto assumendo un punto di vista che diviene frutto della volontà di essere portavoce di qualcosa al di là della pura cronistoria, scegliendo di ricorrere a toni e strutture non convenzionali per la tematica scelta.
–Miriam Raccosta, La Rivista del Cinematografo
Non c’è pace tra le mura di casa, sotto il tiro dei cecchini a Damasco. Restare fingendo una normalità ostinata e grottesca o gettarsi nel futuro dei rifugiati? La studiata angolazione testimoniale, sentimentale, della guerra in tinello vissuta da una bambina mette nel tragico un po’ d’umorismo, stupore, speranza.
–Silvio Danese, Quotidiano Nazionale
VOTA IL FILM
La visione di Nezouh il buco nel cielo è molto piacevole, parla di temi toccanti senza ricorrere a scene forti.
Si parla di libertà, dalla guerra e dall’essere obbligati a vivere in condizioni disagianti o a sfollare, tutto ciò fa da sfondo alla libertà che trovano le due donne. La madre è la figlia scappano dalla guerra ma in primis dal marito/padre. Bellissimo che trovino un’opportunità di cambiamento nella guerra, nella distruzione più totale la madre della protagonista trova il coraggio di affrontare il patriarcato, soprattutto per la figlia. Traggo da ciò lo spunto per ricordare una volta in più che la speranza non deve mai morire!
Un film dalla prospettiva sorprendente, e una sorpresa che ho molto apprezzato. La deumanizzazione dei migranti è, a mio parere, un grande problema nel linguaggio contemporaneo, e si sviluppa su entrambi gli estremi dello spettro.
Da una parte, sono chiamati clandestini, criminali, gente che viene a rubarci il lavoro o a distruggere la nostra cultura. Dall’altra, sono poveretti, disperati, vittime. Non sono mai persone, con un orgoglio, una storia e, soprattutto per questo film, delle speranze. Per questo ho apprezzato molto la prospettiva speranzosa del film, anche se forse è fin troppo fittizia per rappresentare accuratamente la vera esperienza di coloro che fuggono dalla guerra.
Penso che sia importante ricordare che i migranti non sono solo dei poveretti, gente da compatire e aiutare come se fossero bambini incapaci. Sono persone che, pur vittime delle circostanze, meritano di distaccarsi da esse e diventare vicini, colleghi, amici. Avevano una vita prima delle loro tragedie, una vita a cui probabilmente hanno cercato di restare attaccati fino all’ultimo. Meritano l’opportunità di ricostruire una nuova vita e una nuova casa.
Il film ‘Il buco nel cielo’ è stato una grande scoperta.
Esso è in grado di calare lo spettatore dentro al mondo degli sfollati, della guerra in Siria senza mostrare il sangue, senza mostrare la morte.
La guerra circonda la vita di Zeina, questo si capisce dal rumore costante delle bombe, dalla presenza delle macerie, dall’assenza di vita umana, dalla paura negli occhi della ragazza quando sente il rumore del trapano usato dal padre, che assomiglia al rumore dei fucili dei soldati.
Sono molte le scene cardine del film, in particolare credo che una scena importante, che porta ad un cambio di prospettiva, è quella in cui viene bombardata la casa di Zeina.
Questa è l’unica scena del film nella quale il suono è volutamente evitato, tutto appare ovattato, tutto sembra accadere in lontananza. Le urla e il boato assordante, circondano i visi spaventati e affranti dei personaggi principali.
Il film si prende una pausa per lasciare il tempo a Zeina e alla sua famiglia di attutire il colpo, essi non perdono solo una casa bensì un rifugio, un luogo di libertà.
Un altro elemento importante che attraversa tutto il film e che si presenta come un simbolo di speranza è il mare.
Più volte la parola mare viene nominata durante la narrazione in particolare per ricordare che se il mare fosse presente a Damasco esso non potrebbe essere oggetto di bombardamenti.
Il mare rappresenta un luogo di libertà, un segno di speranza, Zeina nel suo futuro vorrebbe pescare in quanto pensa che il contatto con acqua e pesci sia la cosa più bella del mondo.
Il mare rappresenta un luogo di salvezza anche per la madre di Zeina che vuole scappare alla ricerca di una vita migliore attraverso di esso; non a caso il film si chiude con un’immagine delle onde del mare.
Mi ha particolarmente colpita come il mare viene qui rappresentato come un luogo sicuro quando, purtroppo, come ben sappiamo oggigiorno, esso rappresenti anche una trappola.
Troppe persone muoiono durante il loro viaggio verso una vita migliore, troppe persone arrivano sulle nostre coste dopo settimane di navigazione e non trovano nessuno disposto ad aiutarle, solo tanto odio e grande diffidenza.
Vorrei terminare il mio commento con una domanda: noi che oggi viviamo nelle nostre case, che abbiamo la possibilità di studiare e lavorare, saremmo in grado di lasciare tutto a causa di una guerra, per andare verso una destinazione ignota? Avremmo il coraggio di affrontare il pericoloso viaggio? Saremmo in grado di sostenere sguardi di ribrezzo al nostro arrivo?
Questo film è tutto costruito sul rapporto tra diversi spazi: sopra e sotto, dentro e fuori. La casa è lo spazio della protezione e della sicurezza rappresentate dalla sue mura. Quando le mura vengono distrutte, il luogo privato per eccellenza diventa forzatamente pubblico e la casa e la famiglia sono sotto gli occhi di tutti; ma allo stesso tempo attraverso quel buco si vede il cielo, che è anche il mare, e si intravede per la prima volta la speranza di scappare. Quel tetto, in quanto luogo rialzato, diventa il punto da cui vedere chiaramente le cose: la realtà della città distrutta, ma anche le stelle, intoccabili dalle bombe. Allo stesso modo i droni che volano alti sulla città fotografano la Siria per comunicare al mondo la sua verità.
La strada è il piano del pericolo, lo spazio in cui si è a rischio di essere visti dai soldati; ma diventa anche spazio di libertà ed emancipazione per Zeina e sua madre che esplorano la città da sole per la prima volta. Il tunnel, infine, è il luogo sotterraneo e segreto visto come unica via d’uscita e da cui una volta usciti si torna a vedere il cielo e (forse) il mare.
Ho assistito alla proiezione del film Nezouh Il buco nel cielo, un racconto che tratta il tema della guerra in Siria e del patriarcato.
Durante la visione ho percepito la delicatezza e la semplicità con il quale sono stati trattati questi temi e allo stesso tempo l’enorme profondità di essi.
Solitamente queste tematiche vengono raccontate in modo molto più aggressivo come con delle rappresentazioni di persone mutilate, invece in questo cortometraggio la regista, anch’essa siriana ha scelto di raccontare la guerra a Damasco non in modo convenzionale ma con toni e strutture più intime, con un uso del territorio sempre chiaramente delineanto che intrappola una famiglia nella propria casa, che viene sventrata dalle bombe.
Negli occhi della madre e della figlia Zeina si può vedere la speranza verso una nuova vita, attraversando il mare, nello stesso momento tramite i comportamenti del padre si può percepire l’opprimente predominio patriarcale e la convinzione dello stesso di non dover lasciare la propria casa per diventare “un rifugiato in un paese straniero” nonostante i continui bombardamenti e le volontà delle due donne.
Dopo la presa di coscenza di madre e figlia ha inizio il percorso rivoluzionario di emancipazione e speranza verso L’Europa.
Ancora oggi i rifugiati e gli sfollati di guerra sono circa 17 milioni che hanno continuo bisogno di assistenza umanitaria, nessun continente è estraneo a conflitti armati e violenze tanto che in corso ci sono 59 guerre in tutto il mondo.
L’emancipazione femminile non è una problematica solamente dei Paesi meno sviluppati come la Siria ma la possiamo vedere tutt’oggi nei Paesi avanzati grazie un insieme di culture patriarcali tramandate negli anni che non permettono ancora alla donna di essere vista con lo stesso valore di un uomo.
Sono stata piacevolmente colpita da questo film soprattuto per la sensibilità con cui la regista è entrata in queste tematiche, mi verrebbe da dire quasi “in punta di piedi”, ma dandogli l’immensa importanza che hanno.
Tu hai mai visto un film siriano senza morti?
Questo film ci mostra un lato diverso da quello a cui siamo abituati a vedere, quello di chi resta, di chi vuole salvare la propria casa in rovine, di chi ancora crede che ce la si possa fare senza dover lasciare il proprio paese. Infatti, uno degli stessi protagonisti chiede ‘Tu hai mai visto un film siriano senza morti?’- frase che non solo fa riflettere, ma quasi spoilera come andrà a finire il film.
Una cosa che mi è piaciuta è il finale quasi aperto, perché vediamo la famiglia e il vicino di casa riuscire a fuggire oltre al tunnel verso un futuro migliore anche se non sappiamo che cosa sia successo dopo i titoli di coda. Posso e voglio immaginare che ce l’abbiano fatta, perché è vero che non si può bombardare il mare.
É un film che secondo me non rende l’idea benissimo se già non si è ben informati su ciò che sta succedendo ancora oggi in Siria, perché il film si concentra maggiormente su come Zeina e la sua famiglia affrontano la guerra. Dopo che quasi l’intero paese é fuggito, il padre famiglia, nonostante la loro casa fosse a pezzi, aveva ancora speranza che le cose potessero migliorare anche se inconsciamente sapeva che non sarebbe durato a lungo. Come possiamo noi capire una scena del genere ? Siamo mai stati costretti a scappare da casa nostra perché qualcuno ci sta bombardando? Beh per fortuna no e non sappiamo nemmeno cosa avremmo fatto noi se ci fossimo trovati in quella situazione? Avremmo fatto parte di quelli che sarebbero scappati per cercare un rifugio lontani da casa nostra o avremmo lottato per difendere la nostra casa ?
Entrambe questi pensieri sono presenti nel film, la madre che decide di scappare da sola con la figlia perché ormai il padre é deciso di non voler abbandonare la sua casa.
Un po’ lo capisco al padre, perché anche se non è assolutamente comparabile ma anch’io come tutta la mia famiglia e come un sacco di persone al mondo abbiamo dovuto abbandonare il nostro paese natale per cercare di dare un futuro migliore a noi stessi e alle nostre future generazioni e purtroppo c’è gente che per una decisione del genere poi nel tragitto verso una nuova vita perde la vita solo perché ha avuto la sfortuna di essere nata nella parte sfortuna del mondo.
Io come tanti altri amiamo e siamo grati al paese che ci ha accolti, ma per via di tante per quanto puoi esserti integrato quanto vuoi nel nuovo paese non lo sentirai mai casa come il tuo paese natale. Io amo l’Italia ma infondo so che nonostante io sia una cittadina italiana non sarò mai considerata un italiana veramente, ma quando torno nel mio paese natale, il Marocco, sento veramente aria di casa, é una sensazione difficile da spiegare per chi non l’ha provato.
Io so di essere molto fortunata perché per fortuna volendo quando voglio posso prendere un aereo e tornare nel mio paese, ma chi purtroppo nel suo paese non ci può tornare perché nel suo paese c’è la guerra non immagino quanto possa essere straziante, sopratutto perché magari sai che i tuoi compaesani e familiari sono morti lì solo perché non volevano abbandonare casa loro
“Nezouh – Il buco nel cielo” è un film potente e commovente che ci trasporta nel cuore della Siria devastata dalla guerra, senza per questo mostrarci scene di sangue o morte. Si crea un’atmosfera continua di tensione attraverso il suono costante delle bombe, le immagini delle macerie e delle strade deserte.
La protagonista si chiama Zeina, è un’adolescente che vive con la sua famiglia (madre e padre) in un appartamento successivamente devastato da una bomba. Non perde la speranza, il mare diventa per lei un simbolo di libertà e di un futuro migliore. Zeina e sua madre ci commuovono con la loro speranza, mentre il padre, inizialmente rigido e opprimente, subisce alla fine un’evoluzione che lo rende più comprensivo. Altro elemento toccante del film è l’amicizia che nasce tra la protagonista e un ragazzo, il suo vicino di casa. Insieme, riescono a trovare un po’ di sollievo dalla criticità della loro vita e a sognare un futuro diverso.
“Nezouh – Il buco nel cielo” è un film da vedere per il suo messaggio di speranza e di resilienza.
“Nezouh – Il buco nel cielo” è la storia di due ragazzi che si ritrovano a vivere tra le ceneri di un paese ormai abbandonato. La protagonista Zeina, appena adolescente, rimane insieme al padre, alla madre ed alle sorelle (fino al momento della loro partenza) in una casa in balia delle bombe della città di Damasco. Il particolare rapporto che si creerà tra Zeina e Amer (un altro ragazzo del villaggio) sarà quella via di fuga dalla realtà ma insieme anche un mezzo per raccontare la loro storia tramite i mezzi “tecnologici” di Amer affinché non fosse dimenticata. Mi ha emozionato molto il momento in cui i due ragazzi, su un tetto di una casa abbandonata, sognano di scappare dove c’è il mare perché lì le bombe non possono distruggere nulla. E questo mi ha fatto riflettere sulla brutalità dell’uomo e sulla forza distruttiva che può rivolgere verso gli altri esseri umani oltre che nei confronti della natura che non ha nessuna forma di protezione. Altro tema toccato dal film è quello del patriarcato rappresentato dal classico padre di famiglia che non vuole abbandonare la sua dignità lasciando quella casa e iniziando a vivere come uno sfollato. Alla fine la protagonista scapperà insieme alla madre fino a che il padre non li raggiungerà urlando loro le sue scuse. Non sappiamo bene cosa succede dopo, ma ci lascia con un briciolo di speranza.