Le mie poesie non cambieranno il mondo
DATI DI PRODUZIONE
Le mie poesie non cambieranno il mondo, di Annalena Benini e Francesco Piccolo, Italia (2023)
Montaggio: Desideria Rayner; produttori: Domenico Procacci e Laura Paolucci; produttori esecutivi: Eleonora Savi, Ivan Fiorini; fotografia: Matteo Vieille Rivara; fonici di presa diretta: Angelo Bonanni, Paolo Giuliani, Iacopo Pineschi; mix e montaggio sonoro: Lorenzo Picerno; colonna sonora: Diana Tejera.
SINOSSI
Un documentario su Patrizia Cavalli che traccia un ritratto intimo, ironico e libero della poeta nativa di Tivoli annoverata fra le voci più importanti della poesia italiana contemporanea. Dalle origini umbre all’ingresso nell’ambiente intellettuale e artistico romano, dall’incontro fulminante con Elsa Morante fino alla pubblicazione della sua prima raccolta di liriche, il documentario ripercorre la vita della poeta attraverso la sua stessa voce e materiali d’archivio, incarnando quello spirito caratterizzato da libertà e irriverenza proprio di Patrizia Cavalli.
TRAILER
COMMENTO
Ultima testimonianza della poeta Patrizia Cavalli – morta il 21 giugno 2022, durante la post-produzione del film – Le mie poesie non cambieranno il mondo è un ritratto intimo e pregno di ironia della “poeta” – così come definita dalla sua mentore Elsa Morante che rifiutava la desinenza femminile in essa – nata a Tivoli il 17 aprile 1947. Un vero e proprio biopic testamentario in cui i registi affrontano anche le pagine più dolorose della vita di Cavalli, come gli amori infelici – che saranno poi tema centrale della sua poesia – e la lunga malattia. Ma dal ritratto che Annalena Benini e Francesco Piccolo delineano nel corso del film traspare soprattutto l’amore del poeta verso le parole e la performance: dalla sua voce traspare l’irriverenza di una donna che fugge dalla provincia e dal mondo ordinario per vivere l’arte nella sua interezza. Attraverso le immagini che immortalano il percorso intimo e poetico di Cavalli, Le mie poesie non cambieranno il mondo– titolo che omaggia la sua prima raccolta di liriche pubblicata nel 1974 – restituisce la carnalità e il calore delle poesie della poeta: un’esperienza che pone l’accento sulla quotidianità del gesto poetico, sull’epopea di un’esistenza, come quella di Patrizia Cavalli, che rifiuta assolutamente la banalità della definizione.
PREMI
- Giornate degli Autori – Notti Veneziane 2023: Candidatura al Queer Lion Award (Annalena Benini e Francesco Piccolo).
CRITICA
Non si può separare la poesia di Patrizia Cavalli, scomparsa nel giugno 2022, dagli oggetti, dalle cose, dalla casa: ed è in quell’intorno – un microcosmo affollato di fotografie, dipinti, memoria, scarti – che il documentario di Benini e Piccolo si ambienta e si accomoda, accolto e spronato dalla poeta in persona, soggetto ma soprattutto sorniona condottiera del film, da lei modellato sul suo sublime rifiuto dell’ordine.
– Ilaria Feole, Film TV
Un documentario che se non fosse per l’immancabile e doverosa parte d’archivio sarebbe arduo definire tale perché più attinente ad una conversazione intima, quasi cursoria ma certamente eterodiretta (la formalità di molte domande, la ritualità delle chiacchiere a tavola, il pedinamento fuori la casa di Trastevere) dai due registi mossi da un affetto e da una devozione artistica fin troppo palpabili.
– Mario Turco, Sentieri Selvaggi
VOTA IL FILM
Le mie poesie non cambieranno il mondo è un documentario su Patrizia Cavalli, le sue poesie e le sue storie. Lei che leggeva le sue poesie è stata la parte che ho preferito, comiche e attuali nonostante siano state scritte tempo fa. Ho riscoperto una poetessa divertente, viva e a tratti perfino antipatica, di un’antipatia che ricorda l’anticonformismo. Una donna sicura di sé, molto diretta e autentica. Si nasconde solo quando si parla della sua vita privata e taglia corto alle domande che non le garbano.Lo considero un documentario importante perché ci sono poche artiste donne, e metterle in evidenza è fondamentale.
Da quando ho scoperto la sua esistenza, anche se di lei non so ancora molto, Annalena Benini è diventata il mio modello di donna vincente, che aspiro ad essere io stessa ora che l’università dovrebbe teoricamente offrirmi qualche occasione in più: una donna totalmente consacrata ai libri letti, scritti, commentati andando anche a conoscere, laddove possibile gli autori e farci dei programmi, praticamente le manca solo di condurre PER UN PUGNO DI LIBRI insieme a Piero Dorfles o di condurre le premiazioni dello Strega o del Campiello ed è a posto. In questo documentario incontra un’altra donna che vale la pena conoscere, la poetessa Patrizia Cavalli anche se questo documentario non racconta poi così tanto. La stessa Cavalli ci racconta i suoi amori omosessuali che a suo dire non le hanno portato tanta gioia (ovviamente in quanto amori in sé, non in quanto omosessuali), ci racconta una vita un po’ bohemien e un po’ stile on the road, la ludopatia, ma non dice nulla della sua famiglia e degli ostacoli che ha superato per essere sé stessa, non ci dice nulla dei genitori, se la ostacolavano, se la incoraggiavano, se quando si è trasferita a Roma è perché era in rotta con loro oppure no. Tutto questo avrebbe potuto essere d’ispirazione, il mondo è pieno di persone che faticano a trovare sé stesse perché totalmente ostacolate da gente che vuole importi a priori come devi essere senza preoccuparti di sapere chi sei tu e chiamano questa coercizione educazione e dunque si mi sarei aspettata qualcosa di più. Però la curiosità di scoprire le sue poesie mi è venuta anche se francamente non ho capito se potrebbero piacermi oppure no.
Secondo il mio parere, questo documentario è stato molto interessante sia per i temi affrontati, ma anche come gli stessi intervistatori anche se non visibili nello schermo siano comunque partecipi al documentario. Ci furono due frasi che ho trovato impressionanti detti dall’autrice Patrizia Cavalli, il primo è quando disse che scelse di intraprendere la sua carriera per scrivere e non per comunicare. Con questa frase posso notare come per lei non sia importante compiacere gli altri, ma soddisfare se stessa. La seconda frase che mi ha colpito è quando afferma che in tutti i suoi amori, ciò che ha trovato spettacolare è l’attesa, il quale rende tutto più magnifico. Secondo la mia opinione, questa attesa è visibile anche in un ambiente come quello educativo. Infatti ritengo che la crescita di un bambino e delle sue autonomie, avvengono proprio nel momento in cui un educatore/educatrice è disposto/a ad attendere per permettere la sua fioritura, poiché ogni individua ha i suoi tempi. Inoltre in tale intervista ho notato non solo i temi, ma anche come vengono affrontati. L’autrice parla della sua vita, carriera, amori e amicizie in maniera intima e quasi informale. Questa modalità rende me spettatrice molto più immersa nelle riprese.
Questo documentario cerca di rappresentare Patrizia Cavalli attraverso delle interviste. La poetessa, però, rifugge i tentativi di inquadramento e definizione, sia della propria arte sia di se stessa. In più occasioni rifiuta di farsi inserire in un determinato quadro dal punto di vista critico, ma anche umano; lo vediamo nella vecchia intervista in cui dice non sapere come collocarsi rispetto ai grandi poeti e al canone della poesia e di non averci nemmeno mai pensato; lo vediamo nella scena cui critica l’impostazione dell’intervista con Diana, perché sente che questa rappresentazione non le appartiene. Questo atteggiamento fa riflettere sulla riuscita o meno del documentario in quanto mezzo per rappresentarla e celebrarla. Forse una figura dalla così forte volontà di rifiutare la percezione altrui può solamente esprimersi appieno tramite un’autonarrazione: quella trovata nelle sue poesie. I suoi scritti, in questo senso, diventano lo spazio più autentico in cui esprimersi, perché, nelle parole della poetessa, lei scrive perché vuole scrivere e non per comunicare qualcosa al pubblico.
Ho molto apprezzato il documentario ‘Le mie poesie non cambieranno il mondo’ in quanto mi ha permesso di conoscere una poetessa la cui esistenza mi era ignota.
Patrizia Cavalli è una poetessa fuori dalle righe, ironica, ogni tanto antipatica in una parola umana, nelle sue parole non ho mai trovato una volontà di sopraffare il lettore, non c’è credenza di superiorità nelle sue parole.
Le sue poesie sono semplici cosi come la sua vita, lei cammina per la strada ed esse entrano nella sua testa, le parole che utilizza sono alla portata di tutti, bambini compresi, in particolare essi amano cantare a squarciagola la poesia ‘Al cuore fa bene far le scale’.
La naturalezza di tale poetessa è ben visibile nei momenti in cui si dimentica le parole delle sue stesse poesie, nei momenti in cui confessa le sue debolezze come quella del gioco, nei momenti in cui afferma che per pigrizia nella sua vita ha scritto poche poesie e infine nei momenti in cui si scoraggia, non considerandosi all’altezza dell’amicizia con Elsa Morante.
Essa alla stregua delle protagoniste del film ‘le invisibili’ è una donna che cerca il suo posto nel mondo, mondo all’interno del quale l’uomo ha un ruolo dominante, è una donna che lotta, sfida il canone e le norme sociali.
Come ben spiega Patrizia alla fine del video attraverso una citazione ‘qualcuno mi ha detto che le mie poesie non cambieranno il mondo, io ho risposto certo che sì, esse non cambieranno il mondo’ lei è solo un meccanismo all’interno di una società troppo grande, lei ha provato a dare il suo contributo per lasciare all’umanità un’eredità di cui fare tesoro..
La parola ‘poesia’ deriva dal greco poiesis, che indica l’atto di produrre, creare, ciò che porta ciò che non era ad essere, il processo attraverso cui qualcosa che prima non c’era può iniziare ad esistere. Attraverso le sue parole, poesie e aneddoti Patrizia Cavalli diventa poeta creatrice del proprio sé e della propria realtà. ‘La realtà esiste solo se scritta’ dice durante il docufilm “Le mie poesie non cambieranno il mondo”, ricordandoci ancora una volta quanto sia straordinario il potere di creare mondi (talvolta ben più solidi del nostro) che appartiene alla parola. Il linguaggio poetico diventa la materia prima attraverso cui plasmare il mondo, attraverso cui Patrizia può plasmare il proprio mondo e la propria persona. Sullo schermo vediamo raccontarsi una donna forte e queer, che rifiuta qualsiasi etichetta o imposizione, in grado di farsi carico del proprio destino sin dalla giovane età, di sfidare l’autorità (anche letteraria) con una arroganza a tratti candida, sintomo del suo volersi affermare nel mondo così com’è, senza compromessi. Forse, un compromesso dovette compierlo per fare accettare la propria poesia – e dunque se stessa – alla grande Elsa Morante: e nuovamente la parola diventa mezzo per reinventare una storia personale, una storia che forse Patrizia aveva già in sé ma non aveva ancora i mezzi per raccontare. Strutture metriche, strofe, rime e accenti non sono più norme ma strumenti nelle mani di una donna che talvolta li rompe, talvolta li usa in modo creativo per scrivere i propri testi poetici e trasformarli in musica, parola forte e chiara che si fa strada nel cuore e nella mente e al contempo leggera, perché non servono ampollose e letterarie parole per raccontare la verità della propria esistenza.
“Le mie poesie non cambieranno il mondo” è il titolo di una raccolta di poesie dell’autrice Patrizia Cavalli ma è anche un po’ la sua dichiarazione d’intenti. Con la sua comicità, la sua ironia e il suo carattere sfacciato, Patrizia Cavalli crea un universo poetico estremamente realistico e intriso dei suoi sentimenti e delle sue sensazioni. Le infinite contraddizioni della sua persona che vedono un carattere estremamente riservato nella vita privata ma che parla poi dei suoi amori nelle poesie, che non sa accettare i soldi come moneta di scambio dei suoi successi e che si perde nel gioco d’azzardo alla ricerca della buona sorte la rende una artista che non vive quel distacco dal resto delle persone in quanto intellettuale ma ne fa brillare le capacità con tutti i suoi difetti e le sue particolarità. Ho notato poi quanto nella sua vita Patrizia Cavalli abbia sempre rincorso una ricerca del patimento, dei moti d’animo più turbolenti come la gelosia che per lei era indispensabile ma che le dava però quella spinta a scrivere. Uno scrivere che non cercava conferme, che non voleva comunicare niente a nessuno ma che nasceva dalla sua necessità di mettere su carta ciò che come dice lei sentiva star dentro di lei tra la gola e lo stomaco.
“Le mie poesie non cambieranno il mondo” è un documentario interessante di Annalena Benini e Francesco Piccolo del 2023, che ripercorre la vita e alcune opere della poetessa Patrizia Cavalli. È affascinante trovare una figura femminile così incisiva e viva in un contesto spesso dominato da uomini. Un piacevole elemento del documentario è la modalità con cui parla dell’amore e della sua omosessualità con un pizzico di ironia e sarcasmo. Patrizia Cavalli viene rappresentata come una persona magnetica, viva, piena di contraddizioni e autoironica. La vitalità e la sicurezza sono visibili fin dalla giovinezza, rendendola una figura autentica e intrigante. Sfida i confini imposti dalla società, attraverso la poesia comica, un genere poco rilevante nella letteratura e dalla volontà di non etichettare la propria vita privata. Il suo rapporto con la poesia necessita di confini e regole ben precise, mentre per la sua vita sentimentale si libera di ogni etichetta. È una donna che ha trovato la voce in un mondo che molte volte cerca di soffocare la diversità.
“tu mi vorresti come uno dei tuoi gatti castrati e paralleli: dormono in fila infatti e fanno i piatti solo di nascosto quando non li vedi. Ma io non sarò mai castrata e parallela. Magari me ne vado, ma tutta di traverso e tutta intera”.
Credo che questa poesia di Patrizia Cavalli rappresenti perfettamente lei e la sua ironia, pungente, libera, appassionata e amara allo stesso tempo. Questo documentario è riuscito in modo molto intimo a raccontare una grande poetessa.
Ho sempre amato Patrizia Cavalli da quando un giorno al liceo mi sono ritrovata una sua raccolta di poesie per le mani e rincontrarla al mio ultimo anno di università per un’occasione come questa è stato davvero piacevole. Consiglio a tutti di leggere la raccolta “Pigre divinità e pigra sorte”!
Patrizia Cavalli ha fatto dell’understatement la sua bandiera e del quotidiano la sua materia poetica. Nelle “Mie poesie non cambieranno il mondo” la carriera lavorativa di Cavalli (ma si può parlare di lavoro se Cavalli rifiuta il denaro guadagnato?) passa in secondo piano rispetto alla sua generale esperienza di vita, di cui la prima è solo parte della seconda. Io, che di poesia sono digiuna, ho gradito questa scelta narrativa, perché offre quello che posso solo supporre sia il ritratto inedito di una personalità nota e sconosciuta insieme. Cavalli si mette a nudo nei suoi versi, declama l’intensità dei suoi sentimenti, soprattutto la gelosia, ma su un palco, insieme a un microfono, dov’è che inizia la persona e finisce il personaggio costruito per non sembrare che sia costruito? Durante uno dei loro primi incontri, Elsa Morante, sua amica e mecenate, chiede — ordina — di leggere le sue poesie per scoprire che tipo di persona fosse. Per adempiere a quel compito, però, Patrizia Cavalli impiega mesi per mettere a punto il tipo di personaggio-persona che le avrebbe permesso di soddisfare le aspettative riservate al personaggio-poeta. Quando trova l’uno, trova anche l’altra.
La sua attività poetica si intreccia con la riscrittura di sé anche e soprattutto come donna queer in un momento storico in cui si iniziavano a muovere i primi passi verso una maggior consapevolezza. Cavalli vive la propria sessualità liberamente — è questo che, per lo meno, Annalena Benini e Francesco Piccolo vogliono far passare e il Queer Lion Award lo conferma. Mi è apparsa, in realtà, come una libertà che nasce da un continuo mercanteggiare fra pubblico e privato, fra libertà nei rapporti amorosi e bisogno di legarsi a una donna. Cavalli si muove sul filo delle contraddizioni: usa misure metriche classiche, ma fa ricorso a parole comuni per parlare di cose comuni e, nel privato, rifugge qualsiasi tipo di etichetta. A modo suo, nel suo piccolo, perché guai a riconoscerle grandi aspirazioni che non sentirebbe sue, Patrizia Cavalli ha spostato quei confini precisi da non valicare con una sillaba di troppo o un comportamento non socialmente approvato.
La scena finale, quel suo camminare verso la luce in fondo al tunnel, è la degna (e poetica) conclusione delle “Mie poesie non cambieranno il mondo”.
Qualcuno mi ha detto
che certo le mie poesie
non cambieranno il mondo.
Una donna simpatica, onesta e che ha vissuto la vita che ha voluto senza lasciarsi inscatolare dagli stampini preconfezionati della città.
Il film documentario segue Patrizia Cavalli mentre racconta alcuni aspetti della sua vita, con umorismo e grande passione che fino alla fine, anche nei momenti più duri della malattia, l’hanno accompagnata.
Di grande successo e grande ispirazione, andrò sicuramente a leggere il libro; perché forse le sue poesie non cambieranno il mondo, ma sicuramente cambieranno un po’ il mio modo di vedere il mondo.
“Le mie poesie non cambieranno il mondo” racconta della vita della poetessa Patrizia Cavalli in modo particolare, senza seguire un ordine cronologico ma presentando eventi sconnessi tra di loro quasi come un flusso di coscienza. Il documentario si concentra su elementi legati più al suo privato che al pubblico per descrivere e raccontare l’autrice. Patrizia Cavalli si mostra quasi restia a parlare di sé e del suo rapporto con le altre persone, viene mostrato anche come lei non abbia problemi a dire cosa pensa ma soprattutto il suo essere fortemente autocritica di quello che scrive. Sono presenti nel documentario estratti di interviste in cui parla anche del suo apprezzamento verso i lavori di altri autori e autrici in particolare Elsa Morante, di cui racconta l’ammirazione e il forte desiderio di mantenere il rapporto d’amicizia con lei. Della sua professione viene mostrato poco e quello che viene mostrato del suo lavoro sono soprattutto video dove lei recita le sue poesie davanti ad un pubblico come ad affermare che tutto ciò legato al suo lavoro è già stato esposto e noto a tutti, trovo quindi giusto e interessante il volersi concentrare nel documentario più sulla vita “dietro le quinte” di Patrizia Cavalli.
Patrizia Cavalli, protagonista di questo docu-film dal titolo già di per se molto suggestivo, è una figura complessa, dalle mille sfaccettature e difficilmente inquadrabile. Pienamente immersa nella propria ricerca di significato attraverso la poesia e l’arte, dimostra di avere una profonda sensibilità emotiva, che si manifesta proprio attraverso le sue creazioni poetiche e il suo modo di percepire il mondo intorno a lei. La sua battaglia, come forse un po’ quella di tutti, sta nel trovare il proprio posto nel mondo, far sentire la sua voce e trovare un equilibrio tra la vita interiore e le relazioni esterne. Una in particolare, di relazione, le offre sostegno e comprensione reciproca, ma non si risparmia conflitti e momenti di tensione.
Attraverso la storia dei personaggi, questo film ci invita a riflettere sulla forza creativa e sociale della poesia e la sua capacità di influenzare e cambiare la vita delle persone. Ma ci mostra anche come ogni individuo abbia il potenziale per creare veramente un impatto, anche se non sempre visibile o tangibile. Le sue poesie, forse, davvero non hanno cambiato il mondo, e mai lo faranno, ma di certo sono testimoni di una sensibilità poetica e abilità artistica ormai sempre più rare.
Non conoscendo ne la poetessa ne alcuna delle sue poesie, questo film mi é servito molto per scoprire un talento e una bellezza poetica che altrimenti avrei anche potuto non incontrare mai.
Ho trovato la figura di Patrizia Cavalli molto particolare, in parte per la sua – a volte brutale – onestà, in parte per la sua vera e sincera dedizione alla poesia. L’ho trovata una persona molto poco pretenziosa, dedita a vivere la sua vita nel modo che più l’avrebbe gratificata e a esplorare le idee che le stavano a cuore con poesie molto semplici e dirette. In un certo senso, è quasi come se Cavalli incarnasse il nocciolo di ciò che significa essere artista, senza soffocarlo con strati di eccentricità esibizionista o ambizione malriposta. Dal suo racconto, la sua esperienza di vita un po’ bohemienne e la sua personalità a volte sfacciata mi sono sembrate assolutamente genuine, non un tentativo di soddisfare un ego insicuro.
Trovo che artisti come lei siano sorprendentemente rari.
la visione di questo documentario mi ha portato a riflettere su due punti:
premettendo che io personalmente non sono mai stata appassionata di libri o di poesia, di libri extrascolastici ne ho letti pochi e poesie anche, ma durante le riprese del documentario mi continuavo a domandare come mai il nome di questa donna non mi dicesse nulla ? come mai non l’avessi mai sentito neppure tra i libri di scuola?
perchè vengono studiati solo autori di genere maschile e quasi mai femminile, mi sarebbe piaciuto approfondirla come poeta anche in un contesto scolastico, soprattutto perchè ho notato che lei è proprio diversa da qualsiasi schema e ad un pubblico come noi giovani che oggi come oggi passa poco tempo sui libri lei aveva una marcia in più, sarà forse il suo non seguire le regole, il suo modo di raccontare cosi naturale e sincero e soprattutto schietto, sarà che nonostante l’epoca in cui è vissuta ci si aspetta di trovarsi davanti un altro tipo di autrice e invece nel documentario si vede proprio che lei fin da giovane ha sempre avuto una mentalita molto aperta.
la seconda cosa su cui ho riflettuto è la forza con la quale lei è consapevole della malattia che si porta dentro ma nonostante ciò ha sempre continuato a fare cio che ha sempre amato e questo mi ha fatto pensare a quanta forza di volontà avesse di viversi la vita fino all’ultimo facendo cio che amava.
Forse si potrebbe dire che la poesia è lo specchio dell’anima, ma non per Patrizia Cavalli: in questo documentario sulla sua vita, lei descrive la poesia come “sistemata fisicamente tra il cuore, e poi sale fino a dietro la nuca, la bocca e il naso e finisce facendo tutto un giro”.
Le mie poesie non cambieranno il mondo non è solo una storia, ma un racconto intimo, a tratti ironico, ma anche triste e malinconico della poetessa, che si trova ad affrontare tre tabù: quello di essere donna e di vivere di poesia, quello di amare un’altra donna e quello della malattia, che l’ha portata via un nell’estate del 2022. Ma gli ostacoli della vita non l’anno mai fermata: il ritratto che ne esce è quello di una donna forte, indipendente, ironica, un po’ cinica e scontrosa, ma con una determinazione che ci fa’ subito percepire in lei un’esplosione di energia inarrestabile. Lei non finge di essere, ma semplicemente è. Poetessa, donna, amante, tanti ruoli insieme che però non la definiscono, ma anzi la caratterizzano, si fondono insieme, si mescolano, e quei mondi vengono riflessi e tramutati in parole, quelle delle sue poesie.
Diane Kelder, accademica inglese e storica amica (e amante) della scrittrice racconta il loro primo incontro così: “Piacere, Patrizia Cavalli: horses!”. Patrizia, noi spettatori non la conosciamo, eppure ci sembra di sì, con quel suo accento romano spiccato e il modo di fare amichevole. In un video che la riprende da più giovane, lei afferma: “non so se voglio davvero comunicare delle cose, sono gli altri che decidono se le cose che comunico gli interessano o no, ma non posso deciderlo io. Il comunicare non è nelle mie intenzioni, è lo scrivere nelle mie intenzioni, ma non il comunicare”. Eppure, era in grado di arrivare “al cuore”, forse grazie a quei versi essenziali ma pieni di vita, intesa come gioia, ma anche come dolore. È grazie alla stretta amicizia con Elsa Morante che la voce di Patrizia fa’ il suo esordio: “Elsa si ferma all’improvviso e con l’aria più minacciosa della terra mi guarda e dice: ma insomma tu, che fai? Allora non so come mi è venuta questa imprudente e perfida idea di dire, sapendo che per lei la poesia era il massimo: scrivo poesie. Lì è cominciato l’incubo. Mi ha guardato e ha detto: ah sì? beh, fammele leggere, non perché mi interessino dal punto di vista letterario, voglio solo vedere come sei fatta”.
E poi, alla fine del film, 6 versi e due frasi emblematiche, da cui il titolo del film: le mie poesie
non cambieranno il mondo.
Sembra un paradosso, ma invece è la realtà. Le poesie della Cavalli forse non hanno cambiato il mondo, ma di sicuro ne hanno portato alla luce uno: il mondo interiore, caotico, tormentato e appassionato della poetessa.