Un altro me
DATI DI PRODUZIONE
Un altro me, di Claudio Casazza, Italia (2016)
Sceneggiatura: Claudio Casazza; produttrice: Enrica Capra; fotografia: Claudio Casazza; montaggio: Luca Mandrile; assistente al montaggio: Marco Noris; suono in presa diretta: Alessio Fornasiero; montaggio del suono: Riccardo Spagnol; story editor: Simona Nobile
Interpreti: Paolo Giulini, Francesca Garbarino, Andrea Scotti, Marisa Cantaluppi, Luca Bollati, Luigi Colombo
SINOSSI
Il regista segue per un anno il processo sperimentale di prevenzione della recidiva per reati sessuali portato avanti dal personale dell’Unità di Trattamento Intensificato del CIPM (Centro Italiano per la Promozione della Mediazione). Siamo all’interno della Casa di Reclusione di Bollate e attraverso una struttura visiva semplice ma dai profondi risvolti etici, il pubblico viene portato in profondità dei processi che portano all’esercizio della violenza, indagando i preconcetti culturali che ne hanno reso possibile la manifestazione.
TRAILER
https://vimeo.com/193060833?embedded=true&source=video_title&owner=1451923
COMMENTO
Filmare la violenza, soprattutto quella a sfondo sessuale, è un esercizio difficile e che chiama in causa tanto la sensibilità del regista quanto la sua capacità di piegare opportunamente la forma cinematografica. Un altro me è in questo senso un documentario coraggioso e intelligente, che attraverso un uso sistematico del fuori fuoco costruisce un’immagine “protetta” sia per lo spettatore (che può così concentrarsi sulla narrazione verbale) che per i soggetti filmati (esposti, senza essere spettacolarizzati, alla macchina da presa). Attraverso questo stratagemma in fin dei conti semplice, ma efficace perché sorretto da un preciso imperativo etico, il film permette al pubblico di addentrarsi in modo discreto ma efficace nei processi (al contempo psicologici e culturali) che motivano e giustificano la violenza esercitata da alcuni sex offenders. Girato interamente all’interno del carcere di Bollate, il film si concentra sul processo di elaborazione del sé e delle proprie condotte che i detenuti mettono in opera in un processo che, insieme ai terapeuti del CIPM, è pensato per prevenire la recidiva e permettere la permanenza al di fuori dei reparti protetti. Lavorando su alcuni temi chiave (gli stereotipi sul sé e sul mondo esterno, la relazione con l’Altro, la consapevolezza dei propri comportamenti, la presa di coscienza etc.), il film si presenta non solo come la testimonianza di un progetto innovativo ed efficace (il rischio di recidiva è stato effettivamente abbattuto), ma soprattutto come un utile strumento di sensibilizzazione, capace di far sorgere domande e interrogativi.
PREMI
- Festival dei popoli 2016: Premio del pubblico
- Mese del documentario 2016: primo premio
Credo che il documentario non rappresenti solo un dialogo a due che si instaura tra condannati e terapeuti, ma è costantemente un dialogo anche con lo spettatore perché ciascuno possa farsi delle domande, avere il proprio percorso di consapevolezza e trarne le considerazioni che vuole. Pur non potendo evitare di trattare realtà dure e dolorose, ho voluto togliere qualsiasi dettaglio che potesse apparire voyeuristico, per costruire un territorio aperto nel quale ciascuno possa riflettere su un reato che sebbene sembri sotto gli occhi di tutti, rimane per lo più sommerso, taciuto e troppo poco compreso.
—Claudio Casazza (regista)
Delinquenti sessuali. Di quelli che suscitano solo odio e ribrezzo. Che lasciano segni indelebili nelle loro vittime. Gli “infami”, come dicono in carcere. Eppure esseri umani. Persone che hanno pensieri ed emozioni, oltre alle pulsioni incontrollabili che li hanno trasformati in “mostri”. Chi li può aiutare a prendere coscienza di ciò che hanno fatto, per non ricadere un giorno nella stessa violenza? Come dare un senso alla loro punizione, che non sia solo vendetta e segregazione, ma anche la possibilità di “mettere a fuoco” se stessi e il proprio rapporto con l’altro?
—Fabrizio Tassi, Cineforum.it
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