Il filo nascosto

DATI DI PRODUZIONE

Phantom Thread, di Paul Thomas Anderson, Stati Uniti D’America/Regno Unito (2017)

Sceneggiatura: Paul Thomas Anderson; produttori: Paul Thomas Anderson, Megan Ellison, JoAnne Sellar, Daniel Lupi; produttori esecutivi: Chelsea Barnard, Peter Heslop, Adam Somner; fotografia: Paul Thomas Anderson; montaggio: Dylan Tichenor; scenografia: Mark Tildesley; costumi: Mark Bridges

Interpreti: Daniel Day-Lewis (Reynolds Woodcock), Vicky Krieps (Alma Elson), Lesley Manville (Cyril Woodcock), Camilla Rutherford (Johanna), Gina Mckee (contessa Henrietta Harding), Brian Gleeson (dottor Robert Hardy), Harriet Sansom Harris (Barbara Rose)

SINOSSI

Londra, anni Cinquanta: Reynolds Woodcock è un brillante stilista che detta le leggi della moda britannica. Maniacale e preciso nello studio e realizzazione delle sue opere, Reynolds ama circondarsi di giovani e belle donne, con le quali, tuttavia, non instaura mai un rapporto solido. Recatosi nella sua casa di campagna, lo stilista incontra causalmente la giovane cameriera Alma, e rimane folgorato: divenuta la sua musa, la donna subisce il fascino di Reynolds, pur dovendo fare i conti con il suo lavoro e le sue manie. 

TRAILER

COMMENTO

L’ultima prova attoriale di Daniel Day-Lewis, prima del suo ritiro definitivo dalle scene, è l’ottavo film di Paul Thomas Anderson, il quale aveva già diretto l’attore irlandese nel pluripremiato Il Petroliere (2007). Dalla loro seconda collaborazione ne scaturisce un film elegantissimo e colto: una regia e una sceneggiatura maniacali che risultano speculari alle manie di perfezionismo del suo protagonista. Lo stilista Reynolds Woodcock, in collaborazione con la sorella Cyril, realizza abiti incredibili per la famiglia reale, star hollywoodiane e dame che decidono di aderire allo stile della maison Woodcock. Come il sarto protagonista, Paul Thomas Anderson cuce sul suo personaggio comportamenti, vizi, virtù e nevrosi: allo spettatore il compito di carpire l’essenza profonda, il filo nascosto che Woodcock custodisce gelosamente. Di controcanto, il personaggio di Alma entra nella vita di Reynolds e tenta di stravolgerne le regole: il suo comportamento poco raffinato e ingenuo sortisce un effetto destabilizzante nell’esistenza rigorosa del protagonista. Modella e musa, in seguito moglie, Alma viene ammessa nel reame della moda e tesse un controverso rapporto con Woodcock, ora erede della commedia romantica, ora riflesso della tradizione noir. La relazione dei due protagonisti si sviluppa tra tessuti e ricami, nel mondo della moda che funge da mezzo per indagare i segreti della creazione artistica che mai vengono rivelati, così come i meccanismi del rapporto tra Alma e Reynolds, adombrati da un velo di mistero. Più esemplificativo pare dunque il titolo originale della pellicola, “il filo fantasma”, che allude sia al non-detto e all’invisibile, sia alla bizzarra abitudine di Woodcock di cucire oggetti o piccoli messaggi nella fodera dei suoi meravigliosi vestiti, così come il migliore degli artisti che cela nelle sue creazioni i segreti più oscuri del proprio animo.

PREMI 

  • Premi Oscar 2018: Migliori costumi (Mark Bridges);
  • National Board of Review Awards 2017: Migliori dieci film dell’anno, Miglior sceneggiatura originale (Paul Thomas Anderson);
  • Premi BAFTA 2018: Miglior Costume Design (Mark Bridges);
  • Critics Choice Awards 2018: Miglior Costume Design (Mark Bridges). 

CRITICA

In una sorta di controcanto di The Master, Il filo nascosto ritorna sulla topica del corpo che fa resistenza: però è una resistenza che non instaura più una dialettica negativa, ma della quale qualcosa può essere detto e qualcosa può essere fatto. Senza redenzioni, senza immagini ideali, senza happy ending eppure finalmente liberi di starsi accanto consapevoli che l’amore è un’esperienza di solitudine per la quale comunque vale la pena lottare.

—Pietro Bianchi, Cineforum

Un’analisi sarcastica e raffinata di quella danza delle parti che è una relazione e che prende ispirazione da Balenciaga, Victor Stiebel, Charles James e Hardy Amies per la figura dello stilista protagonista mentre racconta (anche) del processo creativo di un artista che intende e vive la sua arte in modo assoluto. Un film che mette in scena tutta la ferocia e l’incanto dell’amore. Come gli abiti disegnati e cuciti da Woodcock, all’apparente perfezione della superficie si contrappone un invisibile fatto di tagli, cuciture, strappi. 

—Manuela Santacatterina, Hotcorn

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