Suffragette

DATI DI PRODUZIONE

Sufragette, di Sarah Gavron, Stati Uniti d’America (2015)

Sceneggiatura: Abi Morgan; produttori: Alison Owen e Fayn; produttori esecutivi: Nick Bower, Katherine Butler, Cameron McCrackern, James Schamus; fotografia: Eduard Grau; montaggio: Barney Pilling; scenografia: Alice Normington; costumi: Jane Petrie

Interpreti: Carey Mulligan (Maud Watts), Helena Bonham Carter (Edith Ellyn), Brendan Gleeson (Steed), Anne-Marie Duff (Violet Miller), Ben Whishaw (Sonny Watts), Romola Garai (Alice Haughton), Meryl Streep (Emmeline Pankhurst)

SINOSSI

Maud Watts è una giovane donna nella Londra dei primi del Novecento, che si ritrova ad assistere suo malgrado ad una manifestazione violenza delle suffragette, fra le quali riconosce una sua collega lavandaia (Violet). Nonostante le iniziali ritrosie e, incoraggiata dalla conoscenza di altre donne, Maud si avvicina progressivamente al movimento di protesta, arrivando a deporre in Parlamento e a conoscere di persona Emmeline Pankhurst, ispiratrice del movimento. La partecipazione alle proteste costa a Maud l’allontanamento dalla sua famiglia: cacciata dal marito Sonny e impossibilitata a vedere il figlio, Maud si ritroverà a ricoprire un ruolo sempre più rilevante nel movimento, che diventa progressivamente più violento ed efficace.

TRAILER

COMMENTO

Ripercorrendo le tappe aurorali del movimento delle suffragette, il film di Sarah Gavron ci interroga sul ruolo della donna nella società e nei processi di rappresentanza politici, evitando di essere meramente illustrativo nella misura in cui le questioni che solleva sono ancora assolutamente rilevanti. La società londinese della prima modernità che il film rappresenta è profondamente maschilista: le donne svolgono ruoli fondamentali sia nel contesto lavorativo che in quello domestico, eppure, sono relegate in una posizione di subalternità. L’immobilismo della classe politica e la sua incapacità di farsi carico di queste istanze urgenti spingono un gruppo di donne alla lotta, che viene qui rappresentata in tutta la sua radicale brutalità. La rivolta è un gesto violento, eticamente problematico, che spinge continuamente ad interrogarsi sui valori che la animano, sui motivi per cui ci si batte e su quanto si è disposti a rinunciare per portarla avanti. La dimensione della ricostruzione storica, che costituisce uno dei punti più interessanti del film, si fonde a quello dell’immaginazione e di che cosa voglia dire essere donne che combattono. La scena finale, sul funerale di una delle protagoniste, interroga tanto i personaggi quanto il pubblico sulla dimensione violenta e sacrificale che i grandi eventi della storia sembrano esigere e l’intera dinamica dei generi sessuali nel film procede nella direzione di una progressiva acquisizione di un’agency politica che non viene concessa paternalisticamente, ma pretesa a costo della vita.

PREMI

  • European Film Awards 2016: miglior scenografia
  • British Independent Film Awards 2015: miglior attore non protagonista (Brendan Gleeson)
  • Hollywood Film Awards 2015: miglior attore (Carey Mulligan), miglior compositore (Alexander Desplat)
  • Women Films Critics Circle 2015: miglior attrice (Carey Mulligan), miglior film sulle donne, miglior film diretto da una donna, miglior cast, miglior rappresentazione femminile in un film, film più coraggioso, Karen Morley Award

CRITICA

La Gavron sceglie volontariamente di usare con discrezione la Macchina da Presa: mezzo silenzioso e distante, diventa una sorta di occhio onnisciente sulle situazioni e sugli eventi, un occhi privilegiato che lancia uno sguardo dal punto di vista di Maud, condividendone la focalizzazione (anche quando è esterna); nelle scene più drammatiche, quando la violenza deflagra senza pietà e sconti per nessuno, la macchina da presa della regista non indugia, voyeuristicamente, sui dettagli della carneficina, ma entra nelle dinamiche, scava a fondo tra i corpi e le espressioni, regalando quasi un’esperienza simile al reportage fotografico di guerra che un puro, semplice, spettacolo di intrattenimento.

—Ludovica Ottaviani, Cinefilos

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1 thought on “Suffragette

  1. Fa un certo effetto vedere questo film proprio l’8 marzo, giorno in cui si ricordano, o si dovrebbero ricordare, le lotte delle donne per essere padrone del loro destino, cosa che, per la quasi maggioranza della Storia, non è stata mai nemmeno lontanamente pensabile. Fa un certo effetto soprattutto se si pensa a ciò che sta accadendo proprio in questi giorni, in questi mesi in Iran, dove altre donne lottano per i diritti e subiscono violenza, proprio come si vede in questo film. Fa un certo effetto se pensiamo alla vicenda delle donne afghane, oppresse dai talebani, liberate dagli occupanti occidentali e di nuovo oppresse. Fa un certo effetto se si pensa alla vicenda di Malala in Pakistan, quasi uccisa perchè rivendicava il diritto per le bambine di andare a scuola. Fa un certo effetto perchè oggi le giovani donne non sembrano più apprezzare molto la possibilità di istruirsi e hanno della libertà conquistata delle idee e dei modi di metterla in pratica quanto meno discutibili. Fa effetto vedere come allora ci fossero donne che non erano solidali con le suffragette, che le chiamavano svergognate solo per il fatto di lottare per non essere sottomesse agli uomini e avere il diritto a una libertà di scelta pari alla loro. E’ scioccante vedere come per le donne non valesse il principio secondo cui siamo tutti liberi e uguali nei diritti, sancito da tutte le costituzioni delle democrazie occidentali e anche dalla Bibbia in parte (che però dava la colpa alle donne del peccato originale). Ed è sempre scioccante, pur sapendolo, dover constatare come per molto tempo è stato normale dubitare del fatto che le donne avessero un’anima e che non fossero abbastanza intelligenti e razionali per occupare determinate posizioni nella società. Il che detto dagli uomini, dediti spesso e volentieri a prendersi a cazzotti nei bar e a passare molto tempo a comportarsi come bambini mal cresciuti (non dico nel film ma nella vita in generale a seconda del carattere) suona quasi comico, il fatto che invece loro si ritenevano idonei a decidere per tutti. No quelle donne non erano svergognate. Quelle donne ci hanno dato la vita che abbiamo ora e non dobbiamo permettere a nessuno di portarcela via.

     

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